
Giuramento di Ippocrate
IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE ED IL RAPPORTO MEDICO PAZIENTE Quando
Nel mondo profano la parola conoscenza sottintende la padronanza di un bagaglio tecnico e professionale che consenta di realizzare obiettivi , controllare situazioni , mettere in atto progetti interdetti agli “ incompetenti “ . L’ evoluzione della scienza e il progresso delle comunicazioni che ha rivoluzionato il mondo confermano questo assunto. Conoscenza , nei diversi ambiti professionali consiste nell’ applicare abilità specifiche alla realtà ,con metodi e tecniche ripetibili e riproducibili in modo sistematico. Un elemento connota e caratterizza in modo forte il sapere scientifico e tecnico : la frammentazione in compartimenti non comunicanti tra loro. Il linguaggio di un medico , di un giurista e di un ingegnere ,legati a professioni differenti , divergono in modo evidente ,almeno quanto il background di esperienze teorico pratiche che ne costituiscono il curriculum.
La conoscenza intesa come rappresentazione della realtà o costruzione di immagini che individuino i punti di riferimento del soggetto e le linee guida “ etiche “ ed “gnoseologiche “ per il suo orientamento nell’ ambiente è stata tralasciata nel corso degli ultimi anni.
Questo impoverimento culturale si è verificato in un mondo sempre meno propenso alle “ideologie “ ,cinico , pragmatico , aderente al presente e alle sue esigenze materiali ,in una prospettiva miope , riduttiva.
Prima di accedere al Tempio noi Massoni abbandoniamo i metalli : questo comportamento dettato da tutti i “ catechismi “ libero muratori puo’ aiutarci a inquadrare il senso della Tavola.
Le generazioni che si avvicinano al mondo del lavoro e quelle che frequentano le scuole superiori sono lontane dai modelli educativi su cui si fondava l’ istruzione e la formazione culturale l’ altro ieri. I limiti dell’ ordinamento scolastico italiano , influenzato dai seguaci di Croce e dagli eredi di Gentile hanno relegato la scienza e la tecnica nel limbo delle materie meno rilevanti. Il taglio prevalentemente umanistico delle nostre scuole e delle nostre università non ha impedito la fioritura di team come quello dei “ragazzi di Via Panisperna” ,fisici e matematici di straordinaria levatura, destinati a cambiare il mondo con le loro intuizioni . Cito soltanto Fermi a titolo di esempio ma potrei proseguire con un lungo elenco di scienziati italiani formatisi nella prestigiosa scuola romana .
Un aspetto fondamentale della storia del pensiero occidentale ( e della tradizione accademica del nostro Paese) è l’alternativa tra la conoscenza intesa come rappresentazione della realtà o concepita come costruzione del soggetto che interagisce con il mondo.
Gli ultimi tre decenni hanno contribuito ,grazie allo sviluppo dell’ epistemologia , della neurofisiologia e della psicologia cognitivista ad alimentare il dibattito su questa dicotomia .Non abbiamo ricevuto dagli studiosi risposte chiare e risolutive sull’ argomento.
E’ probabile che manchi il presupposto di fondo: la possibilità di dimostrare il valore preminente dell’ uno o dell’ altro approccio alla conoscenza .
La scienza non da certezze: si fonda su ipotesi soggette ai criteri della verificabilità e della falsificabilità .E’ un movimento che implica dubbi e ragionamenti che si caratterizzano ( o almeno dovrebbero ) per il rifiuto dei dogmi e degli assiomi : nel mondo delle tecnologia piu’ sofisticate e della ricerca scientifica “ l’ ipse dixit “ non trova posto. O non dovrebbe .Un riesame storico delle principali scoperte scientifiche ci mette di fronte alla feroce opposizione che alcuni grandi medici ,astronomi , fisici trovarono lungo il percorso di avvicinamento alla verità.
Semelweiss , Koch, Pasteur, Darwin , per citare solo alcuni tra loro non godettero di immediati consensi da parte del mondo accademico , abbarbicato alle camarille e ai giochi di potere delle università. Per non parlare di chi dovette confrontarsi con l’ arroganza della concezione cosmogonica difesa contro ogni evidenza razionale dal clero e convalidata con metodi “ persuasivi “ dall’ inquisizione . Galileo ne fece le spese: non fu il solo. La responsabilità della conoscenza ci caratterizza come specie : le correnti di pensiero filosofico più recenti centrano l’ attenzione sul soggetto e sulle sue operazioni cognitive più che sul mondo esterno .Un tempo era scontato il dato della realtà come esistente in sé, indipendentemente dal contributo dell’ intelligenza e della ricerca della mente umana . Anche se il mondo antico aveva intuito ed espresso con alcune correnti di pensiero “soggettivistiche “ l’ ipotesi che il “mondo esterno” fosse una costruzione realizzata dall’ individuo , condizionata dal suo vissuto personale . Per non parlare della contrapposizione tra atteggiamenti di ipostatizzazione come quello riassunto nella frase : “ nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu” e l’ altra , “ nihil est in sensu quod prius non fuerit in intellectu”: due concezioni che ora , dalle acquisizioni della neurofisiologia sappiamo essere integrate e complementari ,ma un tempo interpretate come poli opposti del pensiero occidentale .
La visione “olistica “dell’ uomo e dell’esistenza , propria di una parte rilevante della tradizione orientale , dallo Zen al taosimo , al pensiero di Confucio ,a tutte le manifestazioni del Buddhismo,parlano una lingua diversa dalla nostra e ha molto da insegnarci.
Nel bel saggio di Leoni riportato nelle “ Riflessioni muratorie “, del 1991 , e’ citato il biologo ed epistemologo Varela “che definisce il corpo una macchina ontologica “ e prosegue affermando ..” il nostro apparato senso-motorio determina la nostra esperienza dello spazio e del tempo, fa emergere un mondo le cui leggi e la cui logica possono cambiare se cambiano le condizioni di percezione senso-motoria .Non ‘ c’è un mondo al di fuori del quale l’ essere vivente (…) faccia una rappresentazione ,una mappa adeguata perché non si può mai separare l’ esteriorità , la forma ,lo spazio il colore della dalla soggettività”.
Da queste osservazioni , commenta l’ autore della relazione , emerge il processo “ autopioetico “ della conoscenza ,della nostra produzione ideativa.
Rappresentazione della realtà o costruzione del soggetto ? si chiede Leoni. La ragione viene davvero messa in scacco dalle sue conquiste e dalla costante evoluzione del suo approccio all’ ambiente ?
Un approccio con il quale i sensi entrano per primi in contatto con l’ esperienza dell’ altro da se inducendo l’ avvio di delicati processi che chiamano in causa le strutture più profonde dell’ encefalo ? L’ amigdala , l’ ippocampo e le parti meno “razionali “ del cervello ,per così dire un encefalo “primordiale “ al quale i criminologi si richiamano quando tentano di spiegare le esplosioni di rabbia distruttiva che porta alla commissione di atti di sangue orrendi per“futili” motivi?
Non ho risposte . Ma vi invito a non sottovalutare riflessioni tutt’altro che accademiche .
Come osserva acutamente l’ Autore del breve saggio cui si ispira la Tavola :
“quanto detto non può non spingere noi Massoni ad una riflessione e ad una valutazione critica di alcune interpretazioni di simboli iniziatici considerati come il cardine della “dottrina “ muratoria.
La Libera Muratoria stimola secondo Leoni i suoi adepti “ a far uso della loro razionalità critica “ che comporta la consapevolezza dei limiti conoscitivi della ragione ( sulla ragione , sia pur debole , ,la Massoneria fonda i suoi “principi “ , non solo quelli morali) ma è irrazionale ogni conclusione tratta dalla riflessione su un mondo che non esiste “.
L’ Autore del saggio conclude con l’ invito rivolto ai Liberi Miratori a concentrarsi sull’ essere umano , definito come “ l’ unica realtà conoscibile anche se in gran parte ancora misteriosa “ . Da queste considerazioni l’ invito a curare la filosofia e l’ ermeneutica ,in quanto rappresenta una concezione della verità diversa da quella delle discipline scientifiche perché legata al sapere umanistico e religioso.
La filosofia non costituisce un’ attività esclusivamente contemplativa, rappresenta un processo finalizzato alla comprensione di se e del rapporto con i “meccanismi “mentali che ci avvicinano alla realtà . Un processo attivo complesso e delicato , finalizzato alla fondazione di un’ etica che posa rappresentare il filo conduttore dell’ esistenza . Sapere ed agire sono interdipendenti .Ci sorprendiamo quando osserviamo il comportamento “ altruistico “ di alcuni animali o la complessa articolazione della loro vita sociale .Ci sorprende il pensiero che,come sanno gli etologi, la loro affettività sia ricca , non schiava degli automatismi che la visione meccanicistica della vita e del mondo animale attribuiva loro sino agli anni 70 del 1900.
Lorenz e i suoi svelarono un mondo lontano dalla grossolana e schematica impostazione dei positivisti, dei comportamentismi , degli ultimi pavloviani.
Le intuizioni e le osservazioni geniali del padre dell’ etologia hanno svolto per l’ approccio alla conoscenza della vita animale ( e del comportamento umano ) un ruolo simile a quello che Koch aveva esercitato nel suo laboratorio domestico , lavorando per anni con discrezione e determinazione all’ idea che qualcosa di diverso dagli “ umori “ della medicina medievale determinasse la fine di tante vite .Si occupava con ostinazione teutonica del “male” del diciannovesimo secolo: la tubercolosi. Serendipity ? Non direi. Costanza , fatica , profonde riflessioni sulle cause e gli effetti della malattia , passione per il proprio lavoro .Questa fu la base e la sostanza del successo delle sue ricerche .Ricerche che portarono alla scoperta del “ bacillo di Koch”: il mycobacterium tuberchulosis responsabile di una pandemia tutt’ora presente nel terzo e quarto mondo ( e, per un fenomeno “di ritorno “, attraverso le ondate migratorie di persone malate e disperate , responsabili di casi non proprio sporadici anche nel mondo occidentale ) . Si deve a Lorenz il concetto di imprinting che stravolse la convinzione di chi pensava alle oche e alle taccole come ad animali anaffettivi e poco intelligenti, capaci di modeste interazioni con la specie umana.
E si deve ad Eberard Thrumler , ad Eibl- Eibelsfeldt e da altri discepoli di Lorenz , a lui stesso , autore del “ Cosiddetto male “ la comprensione del concetto di aggressività , di “male “ trasferito tout court dal nostro contesto umano nel mondo (forse più complesso ) degli animali.
Ho letto di recente su una rivista medica di buon livello e di tenore divulgativo un fastidioso articolo nel quale l’ autore , ottimo professionista e brillante studioso di cardiologia , dimostrava di non aver approfondito la conoscenza delle caratteristiche psicologiche e la straordinaria ricchezza e complessità comportamentale del cane .
La cosa non mi sorprende. Quasi sempre mi accade di conversare con professionisti ,ricercatori, persone di elevato livello culturale che hanno “ scotomizzato”, come si dice in medicina l’ apporto che i compagni di strada a quattro zampe danno al mondo delle teorie comportamentali che ci riguardano da vicino come specie.
Chiudo l’ inciso . Stavamo discutendo la dicotomia tra la concezione della filosofia come contemplativa e quella che Leoni definisce “illuministica” , secondo la quale la filosofia avrebbe una funzione migliorativa della vita umana attraverso una funzione educativa e formativa del soggetto.
La filosofia che non prescinda dalle acquisizioni della scienza è indispensabile alla formazioni di cervelli più maturi e completi .Mi riferisco alle giovani generazioni , che non hanno bisogno di pratica nel settore della tecnologia da cui sono sommersi ma della capacità di rapportarsi con il se e di conoscere ( o riconoscere ) il senso e la direzione del proprio percorso esistenziale .
In questo percorso la Libera Muratoria non può che contribuire alla riuscita di un progetto così “ambizioso “ e “forte “ nei suoi contenuti.
IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE ED IL RAPPORTO MEDICO PAZIENTE Quando