Il punto nel cerchio è quello che risulta essere uno dei simboli più antichi della tradizione muratoria, è al contempo uno dei meno conosciuti, ma in realtà tra i più importanti.
Molte analisi e molti studi sono stati eseguiti su questo simbolo, che ritroviamo come comune in moltissime tradizioni, spesso però andando a cercare significati allegorici, che ci indichino una la via da percorrere.
Nel mio studio dei simboli, il percorso che sto seguendo è forse molto meno complesso ed astratto, ma punta ad individuare nella semplicità stessa dei simboli, un linguaggio, una comunicazione che ci viene tramandata dalle civiltà che ci hanno preceduto, e che ci collegano con la creazione.
Per questo sono stato incuriosito, da alcuni studi eseguiti da fratelli massoni alcuni secoli fa, e che legano le vibrazioni sonore alle forme geometriche :
Il più famoso degli studiosi è il fratello tedesco Ernst Chladni (Wittenberg, 30 novembre 1756 – Breslavia, 3 aprile 1827).
Egli fu l’inventore di un metodo per dimostrare i vari modi di vibrare di una superficie meccanica di forma regolare od irregolare. Egli, negli ultimi anni del XVIII secolo, realizzò alcuni esperimenti sugli effetti delle vibrazioni impartite a lastre di vetro ricoperte di sabbia finissima. Questa tecnica consiste nel far vibrare le lastre con un arco di violino, la sabbia di cui sono cosparse le lastre si allontana dalle zone di maggiore vibrazione (ventri), raggruppandosi in curiose figure (le figure di Chladni) in prossimità di punti della lastra che si creano laddove la si tocchi. In questi punti, detti punti nodali, l’ampiezza della vibrazione è virtualmente nulla. Chladni verificò che a uguali figure corrispondevano uguali suoni, ma che non accadeva l’effetto contrario.
Successore degli studi di Chladni, fu un altro fratello svizzero, Hans Jenny (Basilea, 1904 – 1972), fondatore della cimatica. Tale teoria, tenta di dimostrare un effetto morfogenetico delle onde sonore. Il nome cimatica è stato coniato dallo stesso Hans Jenny, e deriva dal greco kymatika (κυματικά) che significa “studio riguardante le onde” (da kyma (κΰμα) che significa “onda, flutto”).
Nei suoi esperimenti egli poneva sabbia, polvere e fluidi su un piatto metallico collegato ad un oscillatore che produceva un ampio spettro di frequenze. La sabbia o le altre sostanze si organizzavano in diverse strutture caratterizzate da forme geometriche tipiche della frequenza della vibrazione emessa dall’oscillatore.
Hans Jenny fu particolarmente impressionato nell’osservare ciò che avveniva quando si imponeva una vocalizzazione in antico sanscrito come l’OM (Aum) (conosciuto dagli induisti e buddhisti come il suono della creazione e corrispondente al Verbo, al Logos della Bibbia occidentale):
La polvere di licopodio rispondeva alle vibrazioni sonore generando un cerchio con un punto centrale, simbolo con il quale antiche popolazioni indiane rappresentavano lo stesso mantra OM (Aum). Non per nulla Pitagora aveva già intuito e sosteneva che “la geometria delle forme è musica solidificata”
È su questa immagine che è partita la mia ispirazione per scolpire questa tavola. L’OM cui aspirano e sul quale si esercitano i monaci buddisti, potrebbe essere quindi lo strumento, o meglio il veicolo per la trascendenza verso la concezione del cosmo.
Nell’apertura dei nostri architettonici lavori, leggiamo il prologo del vangelo di San Giovanni, ed io ogni cerco in queste parole un indizio per indirizzare il mio percorso:
In principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la parola era Dio. Questi era in principio verso Dio; tutte le cose per mezzo di lui furono fatte e senza di lui fu fatta neppure una.