
RUGGERO DI FIORE : IL PIRATA TEMPLARE
Oggi tutti conoscono l’emblema del Jolly Roger, la classica bandiera nera sulla quale spiccano un teschio che sovrasta due tibie incrociate.
Pochi, però, sanno che questo emblema è da attribuire al frate Ruggero di Fiore, il più importante pirata Templare fatto trucidare nel 1305 mentre si apprestava a prendere stabilmente possesso di tutta l’Anatolia.
Sulla ex flotta Templare da lui governata, già sventolava il Jolly Roger.
Come molti altri termini attribuiti ai Templari, anche nel caso del Jolly Roger, l’etimologia del termine appare controversa.
Alcuni studiosi sono concordi sulla derivazione del termine dalla locuzione francese “JOLI ROUGE “ perché originariamente la bandiera era di colore rosso ed il termine Joli si riferiva al fatto che essa veniva sventolata sull’albero di bompresso che in francese veniva chiamato “ JOLI MAT”.
Secondo la maggior parte degli studiosi, il termine “ ROGER “, faceva riferimento ad un nome vero e proprio, che in italiano corrisponde a Ruggero il nome del primo uomo ( Ruggero di Fiore ), che fece issare il Jolly Roger su tutte le ex navi Templari. In poco tempo Ruggero era diventato potentissimo e la sua flotta spadroneggiava per tutto il “ Mare Nostrum”.
Dopo lo scioglimento dell’Ordine Templare, la flotta agli ordini di Ruggero si separò in quattro unità indipendenti e si diede alla pirateria depredando le navi amiche di Roma.
Il 13 ottobre del 1305, prima dell’arresto in massa, in gran segreto, 18 galee templari navigarono lungo la Senna e presero il mare dirette alla Rochelle dove si unì ad altre navi che erano passate dalla sua parte.
Il frate templare aveva portato in salvo il suo tesoro e le reliquie più preziose.
Le vele delle navi erano state annerite con del catrame per non essere visti nella notte. Durante il viaggio in mare, Ruggero, riunì gli uomini in consiglio per decidere sotto quale segno avrebbero navigato, non potendo più utilizzare la classica croce rossa.
Il consiglio decise per l’adozione dell’antico simbolo di pericolo, il teschio con le tibie incrociate, con il fondo non più rosso ma mutato in nero in riferimento al colore delle vele.
La flotta di Ruggero rappresentava sia una notevole fonte di profitto che una imbattibile macchina da guerra ed inalberando il Jolly Roger solcò tutto il Mediterraneo e le sue navi si dettero alla pirateria definita come l’azione di catturare un’altra nave in mare.
La bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate sarebbe stata per sempre il simbolo della pirateria.
Per gli ex Templari di Ruggero, essa stava anche a rappresentare il simbolo della resurrezione del corpo ma, diversamente agli insegnamenti della Chiesa Cattolica, ritenevano che per risorgere ed andare in Paradiso fosse sufficiente seppellire soltanto un teschio e due ossa, tanto è vero che molti di loro vollero questo simbolo inciso sulle loro tombe.
Le navi di Ruggero di Fiore solcarono i mari sotto l’insegna della terribile bandiera , la stessa che prima aveva rappresentato la resurrezione dei corpi, ora rappresenta la resurrezione dell’ormai fuori legge Ordine Templare.
Mentre si apprestava a prendere stabilmente possesso di tutta l’Anatolia, decise di recarsi con pochi uomini ad Adrianopoli per accomiatarsi da Michele , primogenito dell’imperatore.
Lo fece per quel senso di lealtà e di onore che non lo abbandonò mai.
Fu la sua rovina: Michele per il quale Ruggero era diventato un terribile avversario, fece trucidare lui ed i suoi uomini.
Così finì Ruggero di Fiore, Gran Sorvegliante del Tempio, Megaduca, fondatore della Compagnia Catalana, Cesare dell’Impero Bizantino , pirata, cittadino del mondo, in qualche modo pellegrino per sempre, e forse anche per questo rifiutò di cercarsi la sovranità di un piccolo territorio, per non diminuire il suo orizzonte, che come osservavano sulla coffa della sua galea, giungeva molto, molto più in alto.