Ankh

L'ANKH O CHIAVE DELLA VITA

Quella dell’Antico Egitto è stata indubbiamente una civiltà basata sul simbolismo. La stessa scrittura geroglifica era costituita da simboli. Uno solo di essi, indicava uno o più concetti, un insieme di essi raccontava una intera storia.
Tutto ciò è indice di un sicuro fondamento iniziatico su cui era basata quella civiltà.
Tra i tanti simboli che frequentemente ricorrevano nelle scritture rituali dei templi egizi, uno in particolare sembra godere di una assoluta importanza, sia per la sua onnipresenza, sia per i contesti in cui veniva inserito: l’ANKH o CHIAVE DELLA VITA.

Si tratta di una “tau” ( la nostra T maiuscola ) sormontata da un’ansa.
Si trova nelle pareti dei sarcofagi, nelle bende delle mummie, sugli arredi, sugli specchi, etc.
In moltissime rappresentazioni, si osserva che il Dio lo poneva nella bocca o nel naso del Faraone, per infondergli la vita, o attraverso il respiro, l’alito divino, o, come molti credono (M. Plato), ridonandogli il verbo divino : la parola perduta.
Ogni volta che un Dio pone nella bocca di qualcuno questa chiave cruciforme vuole rappresentare il sacrificio di sé stesso : il Dio che muore per rinascere spiritualmente nel suo prescelto.
In questo senso l’Ankh è un simbolo di rinascita.
Ciò perché, essendo il Tau fallico e l’ansa sovrastante uterina, l’Ankh, così come il Sigillo di Salomone, è uno dei tanti simboli che identificano l’unione del maschile col femminile.
Da questa unione nasce la vita, intesa sia in senso carnale che in senso spirituale. Ed è questo il reale significato dell’Ankh : la vita eterna.
Probabilmente la croce cristiana deriva dall’Ankh egizio, se è vero che il Cristianesimo puro e primitivo, il Cristianesimo gnostico, è erede, in un certo senso, della religione iniziatica egizia, originata dalla Tradizione Primordiale.
Chi non conosce i fondamenti del Simbolismo Iniziatico potrebbe obiettare che se l’Ankh è simbolo di vita eterna, la croce cristiana è un simbolo di morte.
Ciò è vero solo se si individua nella croce cristiana uno strumento di morte per il corpo; non è così per la croce apportatrice delle morte mistica, ovvero la croce su cui è crocifisso non il “Dio in noi”, ma l’uomo con la sua animalità : la scorza del divino.
L’Ankh è la chiave della vita e la chiave della vita eterna è la morte a se stessi.
La Tradizione di tutti gli Esoterismi ci insegna che l’uomo “spirituale” deve sacrificare (assassinare) se stesso per rinascere, per ritrovare la coscienza perduta alle origini.
Nelle raffigurazioni dei templi egizi è un Dio a ridare la vita al Faraone ( Iniziato ), ponendogli in bocca la chiave ansata. Il Dio uccide l’uomo e gli ridà la vita, ovvero si ridà la vita, perché l’uomo è una proiezione residua della coscienza superiore del Dio stesso.
Il Dio si fa crocifiggere nel suo aspetto umano e muore per rinascere.
I vangeli non sono altro che la trascrizione degli Antichi Misteri egizi, finalmente in parte svelati : l’insegnamento è che la vita eterna trionfa sulla morte eterna e che la morte è sempre il fondamento ( l’inizio ) della vita che verrà.
L’Ankh è una chiave e come tale è uno strumento necessario per aprire una porta, ossia per iniziarsi ( in-ire : entrare dentro ). L’apertura della porta è la metafora dell’ingresso in una coscienza dell’esistenza che porta ad evolvere la propria anima e renderla consapevole di sé, da dove viene, dove và.
In tutte le tradizioni iniziatiche troviamo il custode ( o il guardiano ) della porta di iniziazione : nella Bibbia è il Cherubim di Genesi; nelle iniziazioni egizie si chiamava Sfinge; i Cabalisti lo chiamano Metatron o Michele; la Tradizione essenza Melkisedeq; nelle iniziazioni italiche Mercurio Alato ( anche se per gli Antichi Romani il primo guardiano di tutte le porte fu il dio Giano ).
Se vogliamo valutare da un punto di vista iniziatico l’apertura della bocca, dove il Dio pone l’Ankh, ciò va riferito al Verbo, il Logos cristico che viene espresso alla fine del percorso di iniziazione.
All’inizio occorre aprire la bocca per ingerire un alimento alchemico che, come suggerisce l’Ankh, è androgino, cioè presenta in sé un elemento maschile : il fuoco e un elemento femminile : l’acqua.
Da qui, l’elemento doppio, il Cherubim che non a caso, in ebraico è un plurale; il Rebis che altri non è che il Rebus : la Sfinge, il Grande Mistero.
Nella Tradizione pervenutaci dagli Esseni e dagli Gnostici il Padre-fuoco si manifesta attraverso il Figlio-acqua, ovvero l’acqua bruciante che riduce la Fenice- anima in cenere e la fa risorgere.
L’acqua bruciante è il fuoco liquido, la prima materia dell’Alchimia, cifrata nella Bibbia sotto la dizione : “in principio”.
Questa espressione compare in Genesi 1 e in Giovanni 1 : “in principio Dio creò… nel principio era il Logos e il Logos era Dio”.
Anno di V.·. L.·. 6006

R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. e lo spirito che la anima.

R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. È lo spirito che la anima.
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