
CELESTINO V: IL PAPA SEMPLICE
Dopo aver approfondito la figura di Celestino V ritengo che l’aggettivo che lo qualifichi meglio sia quello legato alla semplicità della sua vita.
Si badi bene semplicità non deve essere intesa nell’accezione negativa di limitazione intellettiva bensì come umiltà.
Pietro Angelerio nacque in Molise tra il 1209 e il 1215 e per tutta la sua esistenza cercò di vivere nel modo più semplice che gli fosse possibile.
Era il penultimo di 12 figli ed i suoi genitori erano umili contadini.
Attorno al 1230 veenne affidato dalla madre, che era rimasta vedova, al monastero benedettino di S. Maria di Faifula .
Nel 1231 mostrò la sua predisposizione verso la solitudine e l’ascetismo e si ritirò sul Monte Porrara , una vetta della Maiella, dove visse alcuni anni da eremita.
Nel 1234 circa si trasferì a Roma dove studiò e prese i voti sacerdotali.
Tra il 1235 e il 1240 si trasferì sul Monte Morrone, sopra Sulmona, dove visse alcuni anni in una caverna ( tanto che da questo luogo prese il nome di Pietro Da Morrone).
La santità della sua vita attirò molti pellegrini.
Ma Pietro, che era schivo e amava la solitudine, si spinse in un luogo ancora più inaccessibile sui monti della Maiella dove fondò l’eremo di S. Spirito a Maiella.
La Congregazione di Eremiti costituita da Pietro fu incorporata nell’Ordine dei Benedittinie solo in seguito sarebbe stata denominata dei Celestini.
Ai suoi confratelli Pietro impose regole ferree : le vesti dovevano essere di panno semplice, i cibi dovevano essere altrettanto semplici, il vino era permesso solo la domenica e si dovevano rispettare dei periodi di digiuno.
Il 4 aprile 1292 morì il papa Niccolo IV e nello stesso mese si riunì il Conclave che avrebbe dovuto eleggere il suo successore.
I dodici porporati che formavano il conclave non riuscivano ad eleggere il nuovo pontefice perchè profondamente divisi tra loro.
Subentrò una epidemia di peste che costrinse a sciogliere il Conclave anche perchè uno dei 12 Cardinali, il cardinale Cholet, fu colpito dal morbo e morì.
Fu poi spostata la sede del Conclave a Perugia.
Ci fu un episodio che costrinse i cardinali ad affrettare la scelta del nuovo pontefice.
Carlo II D’Angiò, Re di Napoli., si presentò con il figlio Carlo Martello a Perugia con lo scopo di sollecitare il Conclave ad eleggere il successore di Niccolò IV.
L’ingresso di Carlo d’Angiò nella sala dove era riunito il Sacro Collegio costituì una evidente intromissione del potere temporale e indusse i porporati a prendere coscienza che era necessario procedere velocemente all’elezione del Pontefice.
In questo clima Pietro da Morrone predisse gravi castighi alla Chiesa se non avese provveduto a scegliere il nuovo Pastore.
La profezia fu rivelata dal Cardinale Latino Malabranca all’attenzione del Conclave e lo stesso propose il monaco eremita come Pontefice.
La figura mistica e religiosissima di Pietro Angelerio riuscì a superare le resistenze di alcuni cardinali e il 5/7/1294 fu eletto, all’unanimità, come nuovo Papa.
La notizia dell’elezione fu portata a Pietro da tre ecclesiastici che lo raggiunsero nella grotta sul monte Morrone.
Pietro scelse di farsi incoronare a l’Aquila.
I cardinali che lo attendevano a Perugia scrissero, invano, lettere di protesta per esortare il Pontefice a scegliere un’altra città per l’incoronazione; una città che almeno non fosse al di fuori dello Stato della Chiesa.
Pietro non si piegò ed i cardinali dovettero affrettarsi a raggiungere l’Aquila.
Con questa decisione il nuovo Pontefice prendeva le distanze anche geograficamente dalle gerarchie ecclesiastiche di Roma troppo dedite al lusso e al potere temporale.
La scelta de l’Aquila ebbe anche un significato esoterico particolare.
L’Aquila era la città nata per volere di Federico II nel 1229 con l’intento di divenire la nuova Gerusalemme.
L’Aquila nel momento della sua fondazione era formata da 99 rioni presieduti da 99 castelli.
99 è il numero della trinità moltiplicato per gli anni di Cristo.
Del resto 99 è un 66 al contrario.
66 è la cifra di Gerusalemme perchè corrisponde al valore numerico della parola Dio. L’Aquila è la copia occidentale di Gerusalemme ma topograficamente capovolta con i punti cardinali invertiti: quindi 99 come capovolgimento di 66.
L’Aquila , nasce per volere di Federico II con l’appoggio dei Templari, quando Gerusalemme è in mano ai musulmani e Roma è in mano alla Curia ammaliata dal potere temporale.
Non a caso l’Aquila ha un numero di Chiese smisurato per la grandezza della città in quanto destinata ad essere la Nuova Città santa e ad accogliere migliaia di pellegrini. Pietro fece il suo ingresso a L’Aquila il 29 luglio del 1294 a dorso di un asino, seguendo l’esempio di Cristo.
Questo gesto che testimonia la grande semplicità di Pietro gli accattivò il favore del popolo che finalmente poteva contare su un papa angelico.
Il 29 agosto 1294 Pietro fu incoronato Papa con il nome di Celestino V nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio ( chiesa da lui stesso fatta erigere).
Celestino V scelse di farsi incoronare nella Basilica di Collemaggio anche se incompleta. Nella Basilica è conservata come reliquia l’indice della mano destra di Giovanni Battista (protettore dei Templari).
La stessa data scelta per l’incoronazione dimostra un altro collegamento con i Templari: il 29 agosto è il giorno della decollazione di San Giovanni Battista.
Uno dei primi atti ufficiali di Celestino V fu l’emanazione della cosiddetta Bolla del Perdono.
Un atto anch’esso dirompente rispetto alla prassi in uso nella Chiesa di allora.
Fino a quel momento l’indulgenza plenaria era legata al denaro.
Ottenevano il perdono da tutti i peccati solo coloro che potevano permettersi di pagare. Invece con l’istituzione della Perdonanza vi sono solo due condizioni per ottenere il Perdono: l’essere veramente pentiti dei propri peccati e varcare la soglia della Basilica di Santa Maria di Collemaggio nel periodo che va dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29 agosto di ogni anno.
Celestino V affidò la Bolla della perdonanza alle autorità comunali per evitare che i suoi successori potessero revocarla.
Bonifacio VIII , suo successore, provò ad invalidarla istituendo nel 1300 il Giubileo.
Ma la cerimonia della perdonanza sopravvisse perchè affidata alle autorità comunali e sottratta all’autorità della Chiesa.
Ancora oggi la Bolla del Perdono è custodita nel palazzo Comunale de l’Aquila ed ogni anno , durante la cerimonia, viene letta dal Sindaco.
Il 13 dicembre 1294 Celestino V , dopo 107 giorni di pontificato, lesse nel corso di un concistoro ai cardinali la sua rinuncia al papato:
“ Io Papa Celestino V , spinto da legittime ragioni , per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe , al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima , la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato……..”
Questo gesto ha ispirato Dante che nella Divina Commedia nel III canto dell’Inferno dipinge Celstino V, tra gli ignavi, come “colui che fece per viltade il gran rifiuto “.
In realtà non si può attribuire a Celestino V la qualifica di vile.
L’abdicazione fu dettata da ben altre motivazioni: da una parte l’infermità fisica causata dalla sua veneranda età e dalle privazioni cui si era sempre sottoposto e dall’altra il desiderio di ritirarsi ad una vita più semplice e da eremita.
Dodici giorni dopo l’abidcazione di Celestino V venne eletto come nuovo pontefice Benedetto Caetani che assunse il nome di Bonifacio VIII.
Bonifacio VIII, pontefice molto più spietato e cinico, fece mettere sotto controllo l’anziano monaco per evitare ripensamenti o influenze esterne.
Quando Celestino tentò la fuga arrivando a Vieste per imbarcarsi per la Grecia , venne catturato e consegnato a Papa Bonifacio VIII.
Il pontefice lo rinchiuse nella Rocca di Fumone in Ciociaria dove Celestino morì il 19 maggio 1296.
Il 5 maggio 1313 fu canonizzato da papa Clemente V per acclamazione di popolo.
Nel 1317 le sue spoglie sono state traslate nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove era stato incoronato Papa.
Il terremoto dell’Aquila del 2009 ha provocato il crollo della volta della Basilica di santa Maria di Collemaggio ed il seppellimento della teca con le spoglie.
Le spoglie sono poi state recuperate dai Vigili del Fuoco e dalla Protezione Civile. Analizzando la vita di Celestino V appare evidente che la sua abdicazione dava l’esempio di uno spirito altissimo e libero che non conosceva imposizioni e che amava la semplicità. Rinunciare spontaneamente alla più alta carica della Chiesa non può essere scambiato per un atto di viltà quanto piuttosto per un atto di grande coraggio.
Per concludere e per chi ancora nutrisse dubbi sul collegamento tra Celestino V ed i Templari ricordiamo che sulla tomba di Celestino V c’è un sigillo con la scritta : Salomon Rex.