i Fedeli d’Amore

L'ORDINE INIZIATICO DEI FEDELI D'AMORE

L’ Ordine Iniziatico dei Fedeli d’ Amore è scomparso in Occidente dalla fine del medio Evo, vuoi perché i suoi membri hanno scelto d’emigrare in paesi del Medio Oriente, in Siria o in Egitto, vuoi perché, numericamente pochi, alla fine hanno scelto la clandestinità più rigorosa. Esistono comunque delle prove che tale Ordine si è semplicemente “nascosto” e che resta vivo in Occidente persino fino ai nostri giorni. Naturalmente l’Ordine non esiste più come Ordine, perché dal Medio Evo in poi si sono esplicitati solo casi isolati, ovvero esperienze individuali. Ma ci si può interrogare su cosa significhi essere un fedele d’amore, adesso che l’Ordine che li riuniva ha palesemente smesso di esistere? In altre parole, essere un fedele d’amore significa, ai nostri giorni, l’appartenere ad un Ordine costituito come tale, con la sua gerarchia, i suoi riti iniziatici e il suo linguaggio segreto?

Renè Guènon stesso mette in guardia contro questa confusione a proposito dell’analogo caso dei Rosa+Croce : “Il termine di Rosa – Croce è il significato proprio di un grado iniziatico effettivo, il cui possesso, evidentemente, non è necessariamente legato al fatto di appartenere ad una specifica organizzazione definita”. E’ lo stesso per ciò che concerne i fedeli d’amore.
Quando si parla della fedeltà d’amore bisogna dunque tenere ben presente certamente un Ordine antico scomparso di cui sono noti alcuni rappresentanti che hanno lasciato delle Opere Letterarie : Dante, Cavalcanti, ma anche una via e un modo di realizzazione spirituale che alcuni individui, senza dubbio rari, hanno intrapreso dopo che si è “occultato”, in condizioni, d’altro canto, tanto misteriose quanto lo erano all’epoca in cui questo Ordine esisteva : Novalis, Raffaello. Ciò che in effetti distingue l’Ordine dei Fedeli d’Amore è la sua disciplina dell’Arcano, il suo “segreto”, il che spiega perché i suoi membri hanno lasciato così poche tracce; tranne, naturalmente, l’opera di Dante.

Bisogna penetrarne i Misteri.

Man mano che il fedele d’amore progredisce nella sua esperienza amorosa si muove nell’ambito di quell’Oriente che percorre da un capo all’altro. Nel corso di questa peregrinazione, che si compone di tutte le vicissitudini che formano l’amore umano, effettivamente è la persona amata che si trasfigura fino alla “illuminazione” dello stesso fedele d’amore, ciò costituisce la “visione dell’Angelo”, perché “l’amore tende alla trasfigurazione della figura terrestre amata, avvicinandola alla Luce affinché ne faccia sbocciare tutte le potenzialità sovraumane, fino ad investirla della funzione teofanica dell’Angelo”.

L’amore spirituale è quello che si offre all’ammirazione secondo la dottrina o la religione dei Fedeli d’Amore. Ma ben presto il Fedele d’Amore viene preso da un altro amore, che è “l’amore intellettuale”, “quando questo intelletto progredisce sotto la protezione dell’anima pensante, nel mondo delle anime”. E’ qui che si trova l’inizio dell’amore divino, “che è la vetta delle vette”.
Di ciò che chiamiamo “illuminazione”, “visione dell’Angelo”, i fedeli d’amore ne fanno esperienza in modo soggettivo e singolare, ma sempre con modalità identiche: apparizione di un essere di bellezza trasfigurata che assomiglia all’amatissima o visione dell’amatissima sotto le spoglie di un angelo che le assomiglia. In entrambe i casi si tratta proprio della figura teofanica di cui l’amatissima è l’annunciazione.

Dante ci racconta, nella sua Vita Nova che un giorno che è “seduto e tutto assorto da qualche parte”, sente nascere nel suo cuore un tremito e gli sembra che Amore gli dica, con grande allegria : “pensa a benedire il giorno in cui ti ho preso, perché lo devi”. “E in verità, continua Dante, sentivo il mio cuore così gioioso che non mi pareva fosse il mio, da tanto che era nuovo il mio stato. E poco dopo che il cuore mi ebbe detto queste parole con linguaggio d’amore, vidi venire verso di me una gentile dama,di rinomata bellezza”.
Il nome di questa dama è Giovanna, ma il suo soprannome è Primavera. “Guardando dietro di lei – continua Dante – vidi venire l’ammirevole Beatrice. Queste dame passarono vicino a me, una dopo l’altra, e mi sembrò che Amore mi dicesse nel mio cuore : la prima è chiamata Primavera solo a causa di questa sua venuta di oggi, perché sono stato io a spingere colui che le ha dato questo nome a chiamarla Primavera che vuol dire prima verrà, il giorno in cui Beatrice si mostrerà al suo fedele. E se inoltre vuoi considerare anche il suo nome originale, è più che dire che verrà prima poiché il suo nome Giovanna deriva da quel Giovanni che precedette la Vera Luce dicendo : Io sono la voce che grida nel deserto, preparate la via del Signore. Mi sembrò che mi dicesse ancora queste parole : E chi volesse vedere con ancor più penetrazione chiamerebbe questa Beatrice Amore, tanto è grande la sua somiglianza con me”.

L’ “illuminazione” dei fedeli d’Amore è dunque vedere l’Angelo, è contemplare la giovane donna che assomiglia alla propria anima sotto la sua forma teofanica, ed è anche vedere il volto di bellezza dell’Essere divino di cui il volto trasfigurato dell’essere amato porta i tratti.

Ma veder l’Angelo è anche riconoscere il Maestro Interiore che investe il fedele d’amore della sua dignità ed è comprendere che egli è il proprio Testimone in Cielo. Ora, questo maestro porta appunto i tratti “annunciatori” del volto dell’amatissima.
E’, infine, vedere il volto dell’Amico, sotto le apparenze di Sophia, della Sapienza cristica o della Sapienza divina, secondo la parola di Jacob Boheme : “la Sapienza divina è la Vergine eterna, non la donna, è la purezza immacolata e la castità, ed appare come l’immagine di Dio e l’immagine della Trinità”.

Questo volto che è la bellezza nascosta dell’essere amato e che è anche il volto dell’iniziatore, del Maestro Invisibile, è lo stesso volto che permette di vedere l’Angelo, il volto del Maestro Interiore, dell’Amico, che è anche il volto di Dio stesso, la faccia divina che mostra al fedele d’amore, quando questi vede la bellezza dell’essere amato, tale e quale come la vede Dio. E’ quindi sempre lo stesso volto, visto sia con gli occhi dello spirito :amore divino, sia con gli occhi dell’anima: amore spirituale.

A questo livello, dove la sapienza divina si manifesta sotto le apparenze di un Angelo di forma umana, “conoscersi è conoscere il proprio Signore”, cioè il Dio che si manifesta, il proprio Signore.
Ma esiste una tappa supplementare in questa conoscenza di sé,più intima, anche meno comunicabile, che è quella che sperimentano i Fedeli d’Amore quando la figura dell’Imam si sovrappone a quella del Cristo : “colui che conosce il suo Imam, conosce il suo Signore”. Tuttavia questa tappa appartiene al “segreto” dei Fedeli d’Amore. Se ne può dire soltanto questo : “è nel segreto del cuore che nasce l’Amore. Quando ne sono presi, i Fedeli d’Amore dissimulano il loro segreto, lo depositano nel loro cuore come un tesoro nascosto, ed è nel più profondo dell’anima che contemplano il volto dell’Amata. Non esiste, pertanto, amore fedele se non vissuto segretamente : sono allora due cuori uniti da un duplice segreto : il loro amore clandestino ed il Segreto del loro Amore”.
La “chiamata”, ovvero la turbolenza dello Spirito, per i Fedeli d’Amore prende di solito le sembianze dell’amore umano, che diventa il punto di partenza dello sviluppo spirituale del futuro Iniziato.
E’ questo il caso del primo incontro con Beatrice, per Dante. La “chiamata” viene quindi effettuata con l’intrusione nel mondo quotidiano (mondo occidentale) di qualcosa che proviene dall’orizzonte (oriente) del mondo visibile. Quando il futuro Iniziato prende coscienza di questo “orizzonte”, si mette in “cammino”, ed è un cammino verso la Luce.

Non ha ancora alcun Maestro, ma ha la fede in ciò che ha sentito e capito della chiamata; è un movimento volontario, una aspirazione dell’anima che lo spinge a camminare verso questo Oriente. Ma i pericoli sono notevoli e senza un Maestro il cammino diventa impraticabile.
Nel Medio Evo l’Iniziazione sarebbe stata conferita da un Maestro “Visibile”, appartenente all’Ordine, ma i documenti relativi mancano completamente e, se ci si attiene alle esperienze relative ai racconti dei Fedeli d’Amore, sia in Occidente che in Oriente, si potrebbe anche dubitare dell’esistenza di una tale Iniziazione.

E’ conosciuto che esistono, in Oriente, dei Maestri visibili o invisibili che appartengono a genealogie spirituali, che sono la causa del come , nel Medio Evo, gli Ordini Esoterici cristiani abbiano potuto entrare in relazione con gli omologhi ordini orientali.
E’ evidente un certo “incontro” dell’ Oriente con l’ Occidente, vissuto nel segreto del cuore, che autorizza l’Iniziato ad entrare in contatto col suo Maestro Interiore e, di conseguenza, a progredire verso gli stati superiori dell’Essere. E’ così che è possibile conoscere il proprio Signore.
La “Vita Nova” di dante descrive molto precisamente le diverse tappe dell’iniziazione alla Fedeltà d’ Amore e dell’ Illuminazione che dà accesso all’ amore appassionato o di passione che è l’amore dei Fedeli d’Amore.

All’origine di ogni Iniziazione all’Ordine dei Fedeli d’Amore si trova un’esperienza amorosa che è punto di partenza di uno sviluppo spirituale nel corso del quale l’amore diventerà un Amore di Passione. Ma questo sviluppo resta riservato ad un piccolo numero di adepti : “Amore non apre a chiunque la via che conduce a Lui”.

Come per ogni Iniziazione l’essere che è stato preso ne deve manifestare la disposizione dell’Anima. Ma dopo che l’Amore è venuto a constatare che vi sono le attitudini “invia a lui Nostalgia che è la sua confidente e la sua delegata, affinché costui purifichi la sua dimora e non vi faccia entrare nessuno”.

Si tratta quindi di una prima tappa nello sviluppo personale dell’essere sinceramente preso che è quella dell’Iniziazione. In seguito “bisogna che Amore faccia il giro della dimora e scenda fino alla cella del cuore. Distrugge alcune cose, ne costruisce delle altre, fa passare per tutte le varianti del comportamento amoroso”.

E’ al termine di questa seconda tappa che si produce l’Illuminazione che è ciò che simbolizza il “cuore gentile” secondo Dante, cioè “il cuore purificato, dunque vuoto di tutto ciò che concerne gli oggetti esteriori e per ciò stesso reso atto a ricevere l’Illuminazione interiore”. Allora, Amore “si decide a recarsi alla corte della Bellezza”; in questa ultima tappa l’essere che è stato preso dovrà conoscere “le tappe e i gradi per i quali passano i Fedeli d’Amore” e soprattutto dovrà “dare il suo assenso totale all’Amore”.

E’ a questa condizione che l’Iniziato diviene un Fedele d’ Amore ed

“è solo dopo di ciò che verranno date le visioni meravigliose”.

R.’. L .’. Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. È lo spirito che la anima.
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