il silenzio dell’iniziato

IL SILENZIO DELL' INIZIATO E LA PAROLA

Il tema che mi accingo a trattare attiene ad un aspetto del nostro Lavoro Iniziatico ritenuto fondante e dottrinale in passato, misconosciuto e spesso schernito attualmente nei lavori di talune Logge, o di molte Logge in troppe occasioni.
Spesso, non solo agli Apprendisti non viene fatto capire il “significato” del silenzio a cui sono obbligati, ma, purtroppo, anche molti Maestri non ne colgono l’importanza; fino a giungere a quei casi in cui alcuni MM.VV., in deroga al regolamento dell’Ordine, concedono troppo spesso la possibilità di parola ai ff.rr. Apprendisti, commettendo, secondo me, una delle più gravi contravvenzioni alla “disciplina” Libero Muratoria.
Esporrò alcune considerazioni sul “Silenzio dell’ Apprendista”, che sarebbe più giusto chiamare il Silenzio dell’ Iniziato, in quanto questo, nello stato che acquisisce dopo l’Iniziazione, quello di studioso-cercatore, deve, per forza, assumere una disposizione interiore contemplativa in “attesa” dell’ Illuminazione.

Dalla disposizione “passiva”, più tipica dell’Esoterismo orientale, l’ Esoterismo occidentale tende ad una ricerca “attiva” : infatti, l’ Iniziato rimane presente e attivo nella vita profana per migliorare l’Umana Famiglia e, contemporaneamente, intimamente, sgrossa la pietra per costruire il suo Tempio Interiore.

La parola Iniziazione, da “initium”, significa entrata o principio e allude alla seconda nascita o secondo inizio dell’ Uomo che da profano diventa Massone.
Dalla creazione di un nuovo stato di coscienza deriva il primo Silenzio, quello dovuto alla mancanza di nozioni, di informazioni; nel senso che il Fratello appena iniziato affronta il momento dell’ “esplorazione” del vuoto di conoscenza intorno a se; questo è un vuoto “fertile” che è conseguenza diretta della “Rinascita”, della nascita dell’ “Uomo Nuovo” che è appena avvenuta; una Rinascita che è essenziale premessa per il successivo passo, quello della “comprensione”, dell’analisi della nuova vita, del nuovo spazio in cui l’Iniziato si trova.
Fare silenzio per entrare, solo ( nel senso “da solo” ), in contatto con l’Io più profondo.

Il Silenzio induce alla riflessione sul proprio stato interiore, consente di focalizzare l’attenzione su quanto, sommerso dal chiasso di una precedente afinalistica esistenza, era stato taciuto o, addirittura, inascoltato.
Voglio ricordare che durante la cerimonia di Iniziazione di 1° grado, durante i Viaggi che vengono imposti al profano, i rumori, dapprima forti, caotici, assillanti, diventano sempre più leggeri e discreti, fino al silenzio : dal Kaos cosmico all’Ordine cosmico !
Il violento contrasto che si sperimenta durante questo difficile “ingresso”, il passaggio repentino dal rumore assordante al silenzio più profondo, può lasciare confuso chi lo vive; anche per questo, all’Apprendista è imposto un periodo di “silenzio materiale” nel tempio Massonico, che gli consente di avere il tempo di maturare la nuova regola, di assorbire lo shock indotto dal susseguirsi di esperienze apparentemente tanto antitetiche.
Dal Kaos primordiale nasce l’Ordine Universale; dal Silenzio il Verbo, il Logos creatore.
Una volta compiuto il primo e più pressante lavoro, una volta esplorato e riconosciuto lo spazio intorno a se, l’Iniziato potrà volgere lo sguardo più in la, per avviare l’opera di contatto e di presenza nel mondo.

Il Silenzio assume ora l’aspetto del Tempo dell’Avvento del Verbo, dell’attesa della Parola.
In tutte le Culture Tradizionali la “prima vita”, la vita del Mondo, prende origine dal Suono; un suono che può avere varie “forme”, ma che origina sempre da un prolungato e “meditato” Silenzio.
In India il suono del flauto di Krishna è quello che fa nascere il mondo per magia.
Le divinità preelleniche suonano la lira allo stesso scopo.

Molte dottrine tradizionali considerano il suono come la prima cosa creata. Se l’Iniziato comprende ciò, il suo silenzio non è sterile, è meditazione e , soprattutto, comprensione di ciò che lo circonda, affinchè egli possa imparare a parlare.
Nella tradizione antico-egizia si dava più importanza al suono fonetico della parola che al suo significato convenzionale, infatti estrapoliamo dal Libro dei Morti : “. . . la parola, che è fondamentalmente un fenomeno acustico, ha più valore come suono che come espressione di una idea, poiché il suono contenuto in essa e che da essa è emanato in determinate vibrazioni è la modulazione dell’alito cosmico; pronunciare nel giusto modo una parola, armonizzandola con i diversi ritmi del cosmo, significa restituirle il suo potere elementare”.

Questa credenza nel potere fonetico in se stesso portò gli Gnostici e i fedeli di Mitra ad includere certi passi privi di significato letterale nei loro rituali recitativi, in modo da dar luogo ad una specie di musica simbolica.
Stesso significato ha l’”om”, o meglio l’AUM dei tibetani, che concentra in se, nel modulare delle sue vibrazioni, tutta l’essenza universale :
A – principio; U – transizione; M – fine.
In altri termini è il Verbo che può essere colto solo se si sa fare silenzio; indispensabile premessa per la ricerca interiore, per l’autentica conoscenza e comprensione, prima di “se stesso”, dopo dell’Universo.

Oggi, purtroppo, si è smarrito il senso della Parola, ma anche il significato di Silenzio, che viene sentito dal profano come uno stato da cui fuggire, come espressione delle proprie angosce, delle proprie paure inespresse, della propria incapacità di vedere e di ascoltare.
Per il Fratello Iniziato deve essere diverso : egli ha ricevuto un nuovo “inizio”, una nuova nascita (ri-nascita), muove i suoi primi passi nel “vuoto sacrale”, deve circondarsi del Silenzio generatore del Suono per poter avvertire il Suono Cosmico come elemento iniziatore di vita.
Il Silenzio lo difende dalle contraddizioni, dalle tensioni derivanti dal contrasto tra il sempre presente assordante rumore profano e la bianca, eterea, armoniosa Luce.
Il Silenzio diviene la strada attraverso cui il Fratello Iniziato stabilisce il contatto con gli Stati superiori e grazie al quale potrà acquisire la Conoscenza.
Ma quest’ultima, cioè la Conoscenza diretta del Trascendente, è , in se stessa, incomunicabile e inesprimibile, poiché ogni espressione eventualmente utilizzata per trasmetterla, essendo strumento formale e quindi del tutto umano, è inadeguata a rappresentarla.
Allora, il Silenzio diviene anche custode delle acquisizioni raggiunte dall’Iniziato; diviene lo scrigno in cui preservare i gioielli della Conoscenza.

Ho detto.

R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. e lo spirito che la anima.

R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova.
È lo spirito che la anima.
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