Il viaggio

IL VIAGGIO, METAFORA DELLA VITA

Ho preparato questa Tavola durante una breve vacanza .La lettura di un testo sull’iniziazione e sul segreto massonico ha accompagnato le mie sere romane e mi ha offerto lo spunto per alcune riflessioni che oggi condivido con il M.: V.: e con voi tutti, Fratelli. Il lavoro contiene citazioni di scrittori diversi e passaggi tratti dal testo di Manlio Maradei ,autore del volume. Per questo la mia esposizione non rivendica una particolare originalita’. Vuole essere solo di stimolo per le vostre considerazioni su un argomento caro alla tradizione esoterica e L.:M.:

( …….la Massoneria :n.d.r. ….)
“…
e’ simile alla vita
ed alle sue fatiche ;
e’ simile alle azioni degli uomini , qui, nel mondo.
L’ avvenire nasconde
al nostro sguardo
i dolori e le gioie .
Noi proseguiamo lungo il nostro cammino , senza timore , sempre……………
Wolfgang J Goethe .

Nel mondo profano ci allontaniamo spesso per lavoro dai luoghi in cui viviamo.
Accettiamo o subiamo continui cambiamenti. “Rapit hora diem ..”, recita l’orologio della piazza di Sutri, ”Etruriae claustra”, lungo la via Francigena …..
Adattiamo il nostro stile di vita alla competitività del mondo produttivo che il “mercato globale” ha esasperato. Fino a qualche anno fa’ la mobilita’ caratterizzava poche categorie professionali ed era quasi sempre il frutto di una decisione consapevole e remunerativa.

Per chi operava questa scelta e non solo , vale una considerazione di Todorov :
” che cosa non e’ un viaggio?…….il viaggio coincide con la vita ….Esso e’ forse altra cosa che un passaggio dalla vita alla morte? Lo spostamento nello spazio e’ il primo segno…il viaggio nello spazio simboleggia il passaggio del tempo , lo spostamento fisico a sua volta il cambiamento interiore : tutto e’ viaggio….”.
(“Le morali della storia “,Torino , 1995).

Per altri il viaggio significa ancora oggi partire senza coltivare la speranza del ritorno. E’ il frutto di una condizione non voluta , e’imposto dall’esigenza di sopravvivere. La necessità di lasciare il proprio ambiente determina lo sradicamento dal nucleo familiare e dal luogo di origine ,la perdita degli affetti piu’ importanti e delle persone care . Nessun “nostos” ,soltanto nostalgia e un’ esistenza spesa sul filo delle privazioni e della sofferenza .Le foto ingiallite degli Italiani in quarantena ad Ellis Island , New York ,ci parlano di questo .
Negli anni del Liceo e dell’ Università, quelle immagini malinconiche suscitavano negli studenti curiosita’e interesse ma sembravano giunte da un pianeta remoto. La dimensione esistenziale tormentata e difficile degli emigranti sembrava confinata nella memoria degli anziani e nei testi di storia.

Molti di noi stentavano a superare con la mente i confini regionali o nazionali: adesso si confrontano con il mondo. Le ondate migratorie provenienti dai paesi piu’ poveri hanno riproposto la questione dei rapporti tra culture e razze differenti e impongono la soluzione di problemi che a torto si ritenevano archiviati.
Ci abituiamo a convivere con consuetudini e linguaggi lontani dalla cultura occidentale e dalla nostra identita’ individuale e collettiva. Un tempo eravamo noi italiani gli extracomunitari , persone in nulla diverse da quelle che accettiamo con diffidenza e riserve mentali molto forti tra le mura di casa. Gli altri non mancarono di riservarci atteggiamenti diffidenti e razzisti. Stiamo correndo il rischio di compiere lo stesso errore nei confronti di popoli un tempo lontani e di culture differenti dalla nostra .
In ogni caso viaggiare per bisogno , per fame o per lavoro non e’ il viaggio migliore, Fratelli e non e’questo il tema della Tavola .
“ La felicita’ ,che il lettore lo sappia , ha molte facce .Viaggiare probabilmente e’ una di queste .
Affidi i fiori a chi sappia badarvi e incominci .O ricominci . Nessun
viaggio e’ definitivo .”
J. Saramango ,”Viaggio in Portogallo “, Torino , 1999.
“ Oggi piu’ che mai vivere significa viaggiare ;la condizione spirituale dell’ uomo come viaggiatore ,di cui parla la teologia , e’ anche una situazione concreta per masse sempre piu’ vaste di persone . Sempre piu’ incerto ,nelle vertiginose trasformazioni del vivere ,appare il ritorno ,materiale e sentimentale a se stessi. L’ Ulisse odierno non somiglia a quello di Omero o di Joice che alla fine torna a casa , bensi’ a quello dantesco che si perde nell’ illimitato .”
C. Magris “Tra i cinesi che sognano Ulisse” ,Corriere della Sera , 12 / 12 / 2003.
La mia generazione viaggiava per diletto , si accontentava di una tenda canadese e di un sacco a pelo . Poche provviste ,bagagli ridotti all’ osso, una chitarra , lunghe attese sulla via , l’ autostop. Nello zaino Kerouak , Ginsberg , Ferlinghetti , altri autori della beat generation. Molte estati “on the road “. Compagnie eterogenee ,a volte “rimediate” all’ ultimo momento . In cambio della fatica ,una grande allegria , la voglia di stare insieme e di cercare .
Non sapevamo cosa : progettavamo il viaggio come una prova eccitante , con la vaga impressione che fosse destinata a segnare la vita di ciascuno di noi. Per molti e’ stato cosi’.
Praga nel 68 era diversa dalla citta’ che pullula di turisti occidentali in cerca di emozioni estranee alla sua cultura e alla sua tradizione di grande capitale della Mitteleuropa .Il suo fascino intenso e misterioso richiamava alla mente le atmosfere di Franz Kafka , la musica di Smetana e le poesie di Rilke.
Molti di noi tornerebbero nei luoghi dell’ adolescenza e della giovinezza con la maturita’ acquisita in anni di lavoro , di rapporti sociali complicati , laboriosi ,a volte conflittuali o dolorosi , di esperienze diverse , non tutte esaltanti.
Percorrere a ritroso le vie della memoria ricercando se stessi e’ un itinerario suggestivo che ricorre nei discorsi tra amici :alcuni consapevoli , altri meno , che i viaggi di gioventù furono soprattutto una breve ma intensa e a volte determinante iniziazione alla vita , non solo un’ avventura estiva .
Non tutti i miei coetanei sono giunti all’ approdo che avevano immaginato . In un recente articolo comparso su Repubblica ho trovato annotazioni interessanti che si legano al tema che affrontiamo .Un giorno chiesero a Ginsberg :“come si diventa profeti?”..:lo scrittore teneva una conferenza sul tema della profezia e la risposta fu: “ ..raccontando a tutti i propri segreti . La profezia infatti ha a che fare spesso con l’ apocalisse ,un legame stretto ,anche etimologico . La radice del termine ,che proviene dal greco , e’ “ svelare “,”rivelare “. In fondo che cosa sono certi viaggi se non il tentativo di realizzarci mentre prendiamo consapevolezza di noi stessi strada facendo, di passo in passo.?
Fratelli, certe vite non sono altro che un itinerario tormentato verso l’ apocalisse , ma non nell’ accezione originaria della parola . Ai quarantenni e ai cinquantenni di oggi farebbe bene rileggere le pagine iniziali di “the Howl”, l’ urlo ,di Ginsberg:dove l’ autore scrive :”ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia ,affamate ,nude , isteriche …”.
Posso testimoniare questo strazio ,questa ricerca di se’ esasperata e dolorosa divenuta fuga dalla realta’ .Amici e conoscenti hanno percorso questa strada sino alla consunzione , all’autodistruzione . La mia generazione ha pagato un prezzo molto elevato alla mancanza o all’ abbandono di solidi punti di riferimento ed alle suggestioni dei “cattivi maestri”.
Meglio tornare al tema del viaggio in una prospettiva positiva,in sintonia con la nostra matrice culturale e spirituale di L.:M.:
Nella realta’ profana corriamo ed inseguiamo la realizzazione di progetti che, per quanto importanti, non sono l’ “obiettivo “della nostra esistenza .
Il lavoro ci costringe a ritmi che lasciano poco spazio alla riflessione e all’ interiorizzazione dei vissuti quotidiani. Quando ci riappropriamo di noi stessi , avvertiamo il desiderio di muoverci e tornare a viaggiare con un atteggiamento mentale diverso .Intendo dire diverso da quello che ci caratterizza quando il lavoro detta i tempi ,i modi e le regole del nostro partire ,sostare e ritornare .
Sentiamo il desiderio di scoprire qualcosa di sconosciuto e nuovo , di bello , interessante ,da condividere con poche , selezionate compagnie. Solo a loro ci legano affinità elettive e un comune linguaggio spirituale ed emotivo.
Le “affinità elettive “ ci conducono a Goethe .
Come scrive Maradei, il poeta “non fu solo un massone di passaggio o tardivo ,come altri” .
Fu iniziato Libero Muratore nella Loggia “Amalia” di Weimar ( 1780) a trentun anni e ne segui’ il percorso sino alle nozze d’oro con la Massoneria .Come altri (penso a Kipling ) scrisse per la sua Loggia poesie e prose .
“Symbolum “, cinque strofe annotate dopo l’ iniziazione di un maestro nel 1814 comincia con le parole ,”Des Maurers Walden”,il viaggio dei Massoni.
Sottintendono il percorso di avvicinamento alla verita’ che si compie nel Tempio .
Goethe prediligeva la metafora del viaggio anche perche’ vi ravvisava implicazioni esoteriche . Riflettete sulle quattro prove dell’ iniziazione Massonica.
Molti Liberi Muratori vivono l’ esperienza del viaggio, qualsiasi viaggio , come un gradino del percorso iniziatico ,in una dimensione simbolica e sacrale sconosciuta al profano.
Niente a che fare con il mondo che vive di vita propria al di fuori del Tempio . Il turismo e’ diffuso a quasi tutte le categorie sociali e l’ espressione “ esodo “ viene usata in modo stereotipato e futile nei notiziari che descrivono i cosiddetti “ponti” festivi e le vacanze estive .
La parola “esodo” ,banalizzata dagli speakers, evoca semmai l’immagine della terra promessa e i sacrifici necessari per raggiungerla .
Allude alla speranza di realizzare un sogno ,di raggiungere un obiettivo, ”l’Obiettivo “per definizione : quello di dare un senso all’ esistenza dopo un periodo di lavoro e di “ cattività “ ,cioe’di fatica, di esperienze dolorose , sgradevoli e inattese lungo la via della fuga dall’ usuale ,dalla schiavitù: guidati e motivati soprattutto dalla ricerca di se’stessi , lontano dalla routine e dall’iterazione di gesti , atti “dovuti” , abitudini stanche e automatismi privi di consistenza : fenomeni che si realizzano nel mondo di tutti i giorni , nella realtà profana ,una realtà lontana
dalla percezione , dalla consapevolezza ,dalla ricerca del senso della vita.
L’esodo della Bibbia non e’ paragonabile alle fughe di massa dalle conurbazioni, che si spopolano in fretta a Ferragosto .La fuga dalle citta’ somiglia piuttosto alla migrazione tumultuosa e disperata dei Lemming verso il precipizio nel quale si getteranno , inconsapevoli del destino che li aspetta : scomparire nel nulla.
Sacrificio , dal latino sacrum facere , significa rendere sacro ,immolare alla divinità un bene .
Pensate per un momento al “sanguinario agosto”. Maradei definisce cosi’ il mese prediletto dagli Italiani per le vacanze: centinaia di vittime “sacrificate” su strade congestionate , nel traffico impazzito dovrebbero stimolarci a riflettere .In genere passiamo oltre, abituati come siamo alle “solite stragi” ……….
Pero ‘ ci sorprendiamo e proviamo sconcerto nel leggere le storie dell’ Antico Testamento e i miti del mondo greco -romano .
Ci colpisce , induce in noi un senso di disagio e rifiuto la figura di Abramo che solleva il coltello su Isacco .E quella di Agamennone in Aulide , proteso sulla figlia Ifigenia … …E noi ? Ci avventuriamo su strade pericolose , in condizioni incerte e rischiamo di chiudere il percorso terreno in una dimensione tragica ,accanto ai nostri cari .
Per ragioni banali ,prive di risvolti epici : solo per qualche giorno di evasione strappato alla routine. Siamo consapevoli delle nostre decisioni e forti delle nostre certezze nel momento in cui chiudiamo alle nostre spalle la porta del garage e ci perdiamo sulle vie della fuga agostana?
O siamo irrequieti e incerti come i protagonisti delle storie della Bibbia e dei miti greci e latini?
Nel testo che fa’ da traccia a queste riflessioni ,mi ha colpito una considerazione .
Quella sul riaffiorare del “sacro” nell’ idea del “tempo liberato dal lavoro” , differente ,diametralmente opposto al tempo naturale ,oppresso dal lavoro e dagli impegni consueti.
Infondo quale’ilcarattere distintivodiquesto tempo speciale?E’una dimensione dedicata totalmente al meraviglioso , al diverso.
Viaggiatori solitari e speciali , sublimi come Goethe , avevano del viaggio questa concezione profonda e raffinata .
Il poeta tedesco ,”uomo universale” come Leonardo , Schweitzer e pochi altri ,decise di partire . Chiese il permesso al Duca di Weimar ,suo “datore di lavoro”,senza rivelargli la meta del viaggio .
Non lo rivelo’ neanche a Charlotte Von Stein , cui lo legava un “matrimonio d’ anime “.
Parti’ sotto falso nome ( Phillip Moeller ) il 3 settembre 1786 e solo il 3 novembre scrisse al duca per comunicare la meta del suo viaggio e soprattutto il fatto di essere giunto a Roma .
Nella lettera si leggono espressioni come questa :
“….mi perdoni il segreto e il viaggio sin qui ,per cosi’ dire sotterraneo, ma non osavo quasi confidare a me stesso dove mi recavo …Solo quando fui giunto a Porta del Popolo fui certo di aver raggiunto Roma…..”
Ricordo ancora Todorov :
“ ……il viaggiatore aveva un pregiudizio favorevole nei confronti di popoli di contrade lontane e cercava di descriverli ai suoi compatrioti …:ora l’uomo moderno e’ incalzato .Il turista fara’ quindi un’ scelta diversa ;le cose e non gli esseri umani ..
….Il turista e’ un visitatore frettoloso …..non solo perche’ l’ uomo moderno lo e’ in generale ma anche perche’ la visita fa parte delle vacanze e non della sua vita
professionale ….La rapidità del viaggio costituisce gia’ una ragione della

sua preferenza per l’ inanimato rispetto all’ animato : la conoscenza dei costumi umani ,diceva Chateaubriand ,richiede tempo . Ma c’e’un’altra ragione…: per noi l’assenza di incontri con soggetti differenti e’ molto riposante , non mette mai in discussione la nostra identità :e’meno pericoloso osservare cammelli che uomini…”
T. Todorov , Noi e gli altri “ L’ Esotico “ ,Torino , 1991.
W. Goethe non cadde mai nella rete delle scelte scontate,dei giudizi affrettati e banali.
Diversamente da altri protagonisti del mondo culturale austro -tedesco e boemo (penso al Rilke delle“Lettere ad un giovane poeta“) Goethe amava Roma , la identificava con la bellezza inarrivabile , con l’ equilibrio e la ricchezza della cultura classica .La sua sensibilita’ estetica lo induceva a percepire il fascino dei paesaggi e degli scorci architettonici simili a quinte teatrali. Il L.:M .: Goethe non si
fermava alle sensazioni , superava le emozioni e la “sindrome di Stendhal”: andava oltre .
Roma rappresentava lo scopo del suo viaggio spirituale,non solo lo scenario ideale di una piacevole vacanza integrata dalla soddisfazione dei suoi vasti interessi culturali. Il confronto con l’ ambiente romano costitui’ una tappa essenziale del suo percorso iniziatico e spirituale .
Cio’ che ha scritto sull’ argomento rappresenta una lezione di vita e un autentico magistero intellettuale per chi si ferma alla superficie delle cose , alle prime impressioni ,agli stereotipi. Viaggiare era per Goethe e dovrebbe essere per tutti calarsi nella realta’ , cercare di comprendere , con umiltà e rispetto , il mondo.
Escludere dalla propria prospettiva pregiudizi , frasi fatte . In questo senso il viaggio rappresenta un” gradus ad Parnassum”.
Torno al viaggio del poeta ,seguendo le cosiderazioni e le intuizioni di Manlio Maradei.
Segreto e perdita d’ identita’ rappresentano il distacco volontario,la cesura , lo iato , destinati a dividere il passato dal momento presente e nello stesso tempo la predisposizione a fare di se stessi una “tabula rasa” preparata ad accogliere il futuro .
Quando approntiamo un viaggio sentiamo anche il bisogno di tacere e ascoltare la voce che ci spinge verso la meta del percorso che vogliamo intraprendere.
Tacere ci impedisce di frammentare e di ridurre in schegge senza significato il sogno che contiamo di realizzare .
In fondo il viaggiatore diviene solo al mondo , deve ricominciare ad apprendere tutto.
Cos’e’ questo se non l’ inizio del procedimento simbolico di rigenerazione che caratterizza il percorso iniziatico?
Leggiamo ancora Goethe :
”….sono arrivato finalmente inquesta capitaledelmondo antico.L’ansia di arrivare a Roma era cosi’ grande e aumentava talmente ad ogni istante che non potevo piu’ star fermo e a Firenze non mi sono trattenuto che tre ore ….”.
Firenze e il Rinascimento sembrano non avere alcuna importanza di fronte al mondo classico ,desiderio assoluto e meta prioritaria di Goethe e di altri letterati , pittori , musicisti del diciottesimo e del diciannovesimo secolo. Il gran tour , il journey in Italy erano un punto fermo nella formazione dei letterati e degli intellettuali tout court..
.Non basta ,naturalmente ,l’ ansia di viaggiare e raggiungere un luogo affascinante , ricco di implicazione iniziatiche e misteri per conferire al viaggio il valore sacrale che i Massoni ritengono essenziale . Il riferimento al Phileas Fogg di Jules Verne e’ obbligato : per il protagonista del romanzo francese conta vincere una scommessa
e ,come scrive Maradei,il protagonista del racconto traccia una semplice ,per quanto faticosa e bella circonferenza : come un grave che percorra la sua orbita intorno al globo terrestre ;null’ altro.
Goethe conosceva diverse lingue e questo particolare gli rendeva possibile penetrare il mondo che attraversava, soffermandosi con attenzione e intelligenza su tutti i particolari che sfuggivano agli osservatori superficiali o incolti.
Il poeta sfrondava il suo essere , si apriva senza preclusioni mentali agli ambienti con cui entrava in contatto :l’ opposto di chi viaggia per “acquisire “ conoscenze alla stregua dei possessi materiali .Chi ha letto Swift ,i ” Viaggi di Gulliver” ,sa che la parte del libro piu’ frequentata dai lettori e’ quella dedicata ai mitici abitanti di Lilliput .
Nessuno o quasi nessuno ricorda l’avventura di Gulliver a Brobdingnag, nella quale il protagonista del romanzo si trasforma in un essere piccolo e i giganti recitano la parte dei diversi ,dei “ fuori norma” , dei malvagi.
Sono la rappresentazione , la metafora dei vizi e dell’ egoismo che si riaffacciano in noi quando abbassiamo la guardia : forse c’e’ solo un modo di evitarli : quello che nel volume di Maradei viene definito con
un ‘ espressione felice “ amore equilibrante “ e ”…quella simpatia verso gli altri che rende uguali e dunque capaci di comprensione e colloquio…..”.
Dilungarsi sulla tradizione inglese ,austro -tedesca ,russa , francese ( pensate a Stendhal ,a Montesqiueu…..) del viaggio in Italia sarebbe impegnativo e incompatibile con il tempo a mia disposizione .Lo stesso spazio meriterebbero gli autori americani che hanno fatto del viaggio il fondamento della loro esperienza letteraria ed umana : Hemingway, Kerouak. , tanti altri..
Sulla scia del testo che ha ispirato questa tavola mi soffermo su un autore europeo, il barone di Eichendorff .
Nel 1826 scrisse ”Vita di un perdigiorno”.descrizione di un viaggio diverso da quello” mirato “dei suoi predecessori piu’ noti .Il suo protagonista , il vagabondo , e’ totalmente aperto al fascino dell’ avventura ,del caso , della gioia . Pratica un perenne peregrinare al quale corrisponde un eterna domenica del cuore .
Non sa quale camino fumera’ per lui , se trovera’ un giaciglio , se l’ oste , incantato dal suono del suo violino sara’ piu’ generoso e un po’ meno venale …. Forse questo viaggiatore e’ inconsapevole , ma il suo cuore e’ sempre aperto all’ irruzione del sacro e nel suo canto compare il Wandervogel , l’ uccello migratore ………
Seguendo le assonanze magiche della lingua tedesca ci ritorna alla mente la parola Wanderer , il viandante :Walden sta per camminare ,viaggiare , subire mutamenti ,Wandelung significa cambiamento ,ma anche consacrazione ,transustanziazione .
Goethe si attendeva grandi cambiamenti dal viaggio a Roma e li ottenne . Il simbolismo massonico racchiude le risonanze intellettuali ed esistenziali del viaggio.
Forse proprio per questo il viaggio e’cosi’ importante nel rituale di Apprendista : segna il cominciamento per eccellenza , l’ iniziazione ,l’ apertura della mente e del cuore al sacro , all’ armonia con se stessi e con gli altri .
Un percorso non facile ,che confronta costantemente il mondo profano con il Tempio .
Lo ricollego in qualche modo al bambino di Citati:
“ Il bambino che amera’ viaggiare comincerà a sei anni a guardare i mappamondi e le carte geografiche .Inginocchiato nella sua stanza ,indifferente a qualsiasi richiamo della madre e del padre ,segna con il dito la strada lunghissima che lo conduce per mare e per terra da Roma a Pechino, da Mosca a Città del Capo, lungo l’ andirivieni dei continenti e l’ azzurro scuro e chiaro degli oceani …Il ragazzo impara che ,quando viaggiamo , compiamo sempre due viaggi:
Nel primo ,il piu’ fantastico , egli legge la guida dell’ Austria , della Svezia , o dell’ Irlanda : citta’ , fiumi , pianure , foreste ,opere d’ arte ……….e studia il viaggio futuro. Nulla e’ piu’ divertente che progettarlo . Perche’ il ragazzo muta gli itinerari della guida e stabilisce nuovi rapporti, insegue luoghi sconosciuti ……evita le citta’ che non ama
………….Le sue ore sono piene di cose . Quando inizia il viaggio il ragazzo si accorge che la realta’ ha nulla o poco a che fare con i suoi progetti fantastici . Il paese che immaginava giallo e verde e’ diverso …………I due viaggi ,quello fantastico e quello reale ,quello delle guide e quello del mondo ora si accordano , ora si combattono ….”.
P. Citati, “Le guide delle meraviglie “ ,La Repubblica ,28/12/2004. Chiudo con una citazione che riassume cio’ che ho solo abbozzato in modo frammentario nella Tavola .
Il tema avrebbe richiesto un approccio organico e rigoroso , ma il tempo limitato di cui dispongo e la complesssita’ dell’ argomento mi hanno indotto a scegliere di proporvi le mie riflessioni e i collegamenti ai testi che ho consultato .
Questo e’ solo lo spunto per cominciare insieme a Voi un viaggio nuovo.
“ Si vorrebbe sempre essere : essere stati ,mai .E ci ripugna di non poter vivere contemporaneamente in due luoghi,quando l’uno e l’altro vivono nel nostro pensiero, anzi nel nostro sistema nervoso:nel nostro corpo….Possiamo infatti metterci in viaggio Ma mentre la meta si avvicina e diventa reale ,il luogo di partenza si allontana e sostituisce la meta nell’ irrealta’ dei ricordi. ;guadagnamo una e perdiamo l’ altro.
La lontananza in noi era la condizione umana …….Laggiu’ si sognava la patria ,come dalla patria si sogna l’ estero. Ma il primo grande viaggio lascia nei giovani ,di qualunque levatura e sensibilita’ ,un dissidio che le abitudini non possono comporre ;precisa l’ idea degli oceani ,dei porti dei distacchi ; crea quasi nella mente ,una nuova forma, una nuova categoria :la categoria della lontananza ;la considerazione ormai di tutte le terre lontane . E’ forse un vizio .
Chi e’ stato in Cina vorrebbe provare l’ Argentina , il Transvaal, l’ Alaska . Chi e’ stato nel Messico si commuove anche quando sente parlare dell’ India ,dell’ Australia , della Cina .
Questi nomi ,una volta colorate e malinconiche geografie , sono ora possibili, reali, affascinanti.
Chi ha provato la lontananza difficilmente ne perde il gusto. Il primo viaggio ,la prima sera che il nuovo pellegrino e’ in cammino ,nasce la nostalgia per sempre .
Ed e’ il desiderio di tornare non solo in patria , ma dappertutto:dove si e’ stati , e dove non si e’ stati. Due grandi direzioni si alternano :verso casa , verso fuori , …..Non capisce forse ,non ama il proprio paese chi non l’ ha abbandonato almeno una volta credendo fosse per sempre ………”
Mario Soldati, ,da America primo amore ,” Lontananza “, 1935.
Cio’ che Soldati scrive per il paese vale , a maggior ragione , per i paesaggi dell’ anima ,per le vie tormentate della mente ,per i chiaroscuri della vita.
Sta a noi , Fratelli, armonizzare il progetto di vita che coltiviamo nell’ ambiente profano con il nostro viaggio interiore e con quello degli altri L.:M.: Armonia , Fratellanza,Tolleranza , sete di conoscenza sono un’ unica cosa .Sono il filo invisibile ,sottile e resistente che lega la nostra persona ai Fratelli e ci conduce alle radici della nostra esistenza. .Come il filo di Arianna dei principi che teorizziamo e che siamo tenuti a praticare con autodisciplina ,rigore e consapevolezza di noi stessi .Possiamo sottrarci al labirinto della vita profana e alle sue insidie,alle futili e inconcludenti contrapposizioni con gli altri , ai conflitti
distruttivi , contrari ai valori della Massoneria Universale . Credo che questo processo possa realizzarsi grazie al conseguimento dell’ armonia con se stessi: e’ la sfida piu’ difficile alla quale siamo chiamati nella realta’ profana.
Per i L.:M.: l’ armonia interiore e nei rapporti con gli altri si realizza ,passo dopo passo ,nel Tempio e da Questo si irradia . E’ la mia convinzione di Massone e l’augurio fraterno rivolto a tutti voi .
Anno di V:.L:. 6006 .

R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. È lo spirito che la anima.
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