la forma percettiva dell’uno

LA FORMA QUALE STRUMENTO PER LA PERCEZIONE DELLA MOLTEPLICITA’ DELL’UNO

Il disegno che ho cercato di tracciare nella presente tavola, trae spunto dalla mia formazione militare, dalla mia educazione, dal mio lavoro nella pratica dello Yoga, ed infine dal mio lavoro iniziatico. Perché tanto peso viene dato alla forma? Qual è lo scopo di assumere atteggiamenti, posizioni o posture, a volte poco naturali, ma che rappresentano a loro modo un simbolismo? Perché assumere una determinata posizione è, da un certo punto di vista, creare un simbolo con il proprio corpo, con la propria struttura fisica, praticamente generare un simbolo.                   

Spesso ho sentito dire, io non bado alla forma, tengo alla sostanza. Ma come può esistere l’una senza l’altra? Le due cose vanno di pari passo, e l’impiego di una forma non adeguata, sicuramente non può generare una sostanza più elevata. Secondo Aristotele, la forma è l’intima natura delle cose, quindi è sostanza la forma.           

Come ho appreso e come ho sempre lavorato, nel disegnare le mie tavole, ogni qual volta un argomento mi ha interessato, o sul quale ho deciso di approfondire i miei lavori, sono sempre partito dall’etimologia delle parole perché in essa troviamo lo spunto per andare avanti :           

FORMA : si collega alla rad. DHAR risolta normalmente nel latino in FAR, FOR, che ha il senso di tenere, sostenere, contenere ond’anche il lat. Fir-mus ….. e quindi la voce FOR-MA risponderebbe a DHAR-I-MAN. Figura esteriore della materia, distinzioni di parti, indi modo di disporre la materia nei lavori umani; scelta e disposizione delle parole nel parlare e nello scrivere, maniera in cui una cosa è disposta, e quindi costituita; modello per dare alla materia una figura determinata; Compleso di forme, riti, ecc. ecc.                   

SOSTANZA : dal lat. SUBSTANTIA ricalcato dal greco ὑποκείμενον (hypokeimenon), da SUB-STANS participio presente di SUB-STARE star sotto quindi letteralmente traducibile con “ciò che sta sotto” : inquantoché noi conosciamo gli esseri per le loro qualità ed apparenze, si intende ciò che è nascosto all’interno della cosa sensibile come suo fondamento ontologico.                           

A questi due primi termini aggiungerei un terzo :                   

QUINTESSENZA : dal latino QUINTA ESSENTIA. Nella filosofia la sostanza eterea: così detta perché secondo gli antichi esistevano quattro elementi nelle loro sfere rispettive, la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, e sopra la sfera del fuoco vi era una sostanza più pura e sottile, che non aveva un nome proprio, e che perciò appellavasi quinta essenza o sostanza.

Possiamo quindi creare un collegamento fra il mondo profano, o mondo visibile e l’ambito spirituale o il mondo non-visibile, che siano essi relazionati rispettivamente a forma e sostanza? Fra la pietra grezza e la pietra cubica?

Sicuramente la forma, per la sua stessa descrizione etimologica, appartiene al mondo profano. Essa può rappresentare il nostro aspetto esteriore, il nostro modo di porci nelle relazioni sociali, i nostri modi di comportamento. Essi rappresentano esteriormente la nostra sostanza, ovvero il nostro spirito.     

Lo scopo dei nostri lavori, è quello di migliorare, di perfezionare il nostro spirito, la nostra sostanza, per il benessere dell’umanità, e per arrivare a percepire la molteplicità dell’uno, ma come la nostra forma è rappresentazione della nostra sostanza, nella direzione opposta lavorare sulla nostra forma, significa a sua volta lavorare sulla nostra sostanza. Questo è valido sia sull’aspetto esteriore, che sull’aspetto, appunto, formale.

Per compiere questo lavoro, lo strumento principale che la massoneria ci mette a disposizione è il rituale, e le indicazioni del movimento e dei gesti che vengono compiuti all’interno del tempio, che potremmo anche intendere come dei simboli dinamici. Poiché tali riti e tali movenze, sono di un’antichissima origine, hanno nel loro intimo nascosti significati che sono difficili da comprendere. Ma la sola attuazione rigorosa degli stessi dovrebbe avere un effetto migliorativo della sostanza di ognuno dei fratelli che lo compie. Ancor più amplificati quando tutti i fratelli compiono i gesti ed i riti individualmente, con l’arrivo di un unico beneficio per tutta l’officina.

La correttezza dei movimenti, l’assunzione della posizione della sfinge una volta al proprio posto, e la compostezza della posizione, già solamente dette assunzioni dovrebbero migliorare la nostra sostanza. Il disattendere a tali regole, previste nel nostro rituale, porta inevitabilmente ad una sostanza impura, che permea una forma non “squadrata”, con conseguente ripercussione anche sulle discussioni tra i fratelli, che possono a volte sfociare in termini poco consoni, o peggio in esternazioni arroganti o conflittuali, allontanando così l’officina dal suo scopo principale, cioè il perseguimento della via iniziatica tradizionale, ed il rispetto dei principi massonici scritti dietro lo scranno del M:.V:. : Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.                       

E’ indiscutibile che vi sia poi un fattore individuale e soggettivo dato dal carattere e dalla sostanza di ogni singolo fratello, ma la forma con la quale si presenta o con la quale lavora nel tempio il fratello stesso, ha il solo scopo di migliorare la sua sostanza, di rafforzare i suoi lati deboli, di scavare oscure e profonde prigioni al vizio, e di esaltarne le virtù.   

Uno degli scopi profondi del percorso iniziatico, e riuscire un giorno di percepire la molteplicità dell’uno, ma non solamente tramite la ragione come concetto filosofico o teologico, ma come esperienza trascendentale che può portarci oltre la realtà percepita. Nel XXXIII canto del paradiso, Dante ci porta a conoscenza, nella sua dottrina mascherata da Commedia, del raggiungimento di tale obiettivo, con i seguenti versetti:               

Nel suo profondo vidi che s’interna, legato con amore in un volume, ciò che per l’universo si squaderna:

sustanze e accidenti e lor costume quasi conflati insieme, per tal modo che ciò ch’i’ dico è un semplice lume.               

In un istante Dante concepisce il tutto, dove spazio, tempo e materia si fondono insieme, e tutto viene percepito contemporaneamente, tutto di ciò che è esistito, esiste o esisterà, si fondono in unica esperienza, e si raggiunge la consapevolezza essere il tutto.               

Come può un iniziato lavorare per ottenere il tutto? Ritorniamo ora qui al titolo della tavola, dove la forma è uno degli strumenti operativi per la percezione della molteplicità dell’uno, per arrivare a comprendere l’energia che tutto permea, è che è origine-causa-effetto del tutto, cioè quella parte del mondo non-visibile che porta poi al manifestarsi della realtà percepita.               

Forma = Realtà Percepità Realtà Percepità = Materia Materia = Energia

Energia (o quintaessenza) = Sostanza                   

Con questi sillogismi platonici, possiamo forse intuire che attraverso la forma, i propri modi di fare, di dire, e di agire, si può predisporre il nostro pensiero, la nostra res cogitans, a concepire la molteplicità dell’uno, a concepire l’energia universale che costituisce il cosmo, ad entrare in risonanza con essa.                   

Questo disegno tracciato, ha quindi il solo scopo di motivare ancor più tutti i fratelli nel seguire scrupolosamente le indicazioni che ci sono state tramandate nel corso dei secoli, nella ritualità e nella forma da assumere all’interno del tempio, affinché tutti ne possano beneficiare nel loro percorso individuale.

Ho detto.

R.’. L .’. Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. È lo spirito che la anima.
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R.·.L.·. RESURREZIONE 144