La Valnerina , l’Alto Nera , la Valle Castoriana e le sue diramazioni sono un comprensorio ambientale di straordinaria bellezza .Il visitatore percepisce il fascino che scaturisce da scenari paesaggistici suggestivi e da richiami storici , artistici ,scientifici e spirituali che sono la nota distintiva di luoghi unici .Sui Sibillini ,tra Umbria, Lazio e Marche si fondono tradizioni e lingue diverse, come in ogni luogo di confine. Anche da questa particolarita’ nasce la ricchezza del mondo che abbiamo sfiorato nella Tavola che trattava le leggende della Maga Alcina e del Guerin Meschino.
Studiosi ,amanti della natura ,ricercatori, turisti italiani e stranieri sono attratti da questo spicchio di mondo. Percorrono i sentieri e le strade ,attraversano i villaggi , si fermano nelle pievi, sui prati , lungo il corso dei torrenti ,si avventurano sulle cime dei monti alla scoperta di un paesaggio mutevole e suggestivo. La vegetazione e’ rigogliosa .I fiori offrono allo sguardo infinite sfumature di colore , delicate ed intense secondo l’ avvicendarsi delle stagioni e il variare dei luoghi , che rendono il paesaggio vario e ricco come pochi .L’ acqua che scorre fresca e limpida nei torrenti sottolinea il silenzio delle valli quando si infrange sulle rocce. Le antiche case in pietra dei borghi conservano l’ aspetto dei secoli passati e vecchi muri a secco delimitano orti ,pascoli e campi come in Irlanda e in
Scozia .Un’ atmosfera mistica permea i paesi arroccati sul crinale dei monti, in luoghi impervi. Il territorio compreso tra Castel S.Angelo , Visso ,Preci ,Norcia e Castelluccio e’ un’ enclave paesaggistica , etnico culturale e ambientale di rara bellezza . A Piedivalle di Preci, protetta dai “ monti azzurri “ di Leopardi ,sorge Sant’ Eutizio .L’ abbazia vide nascere e prosperare nel medioevo una scuola medica prestigiosa in grado di
competere con quella salernitana . Il cenobio umbro ne fu la culla e ne favori’ lo sviluppo. I “cerusici” della scuola preciana erano abili soprattutto nella cura della cataratta e del “ mal della pietra “ . Le tecniche ,lo strumentario e la competenza chirurgica vengono ricordate come l’ espressione piu’ rilevante della scuola,ma altrettanto importante fu la sua componente medica , legata al territorio . Nel laboratorio galenico della badia le erbe raccolte nei campi e nei boschi si trasformavano ,grazie all’ opera paziente e saggia dei monaci in strumento di sollievo e cura per i malati.
Tempo fa’ ,in questo mondo discreto e silenzioso trovai una pubblicazione che includeva l’ articolo dal quale ho tratto lo spunto per queste annotazioni. La tavola contiene pensieri e osservazioni
personali ,ma il merito della fatica va all’ estensore dell’ articolo al quale si ispira, che cito estesamente ,richiamando ampi stralci del suo
excursus .
L’ autore prospetta questioni attuali mentre compie la sua analisi storica erudita e accurata di una realta’ apparentemente lontana dal mondo nel quale cerchiamo di orientarci e di dare un significato profondo e consistente alla nostra esistenza . Anni fa’ il padre dell’ informatica scrisse che un uomo o un popolo senza memoria sono simili ad una foresta priva di alberi . La storia e’ il registro che ci consente di leggere noi stessi con chiarezza ,di spiegare i processi che ci hanno trasformato nel tempo ,la nostra evoluzione, le crisi che attraversiamo e superiamo: e’ tutt’ altro che un esercizio accademico .Questa considerazione vale per l’ individuo e per la societa’. Sarebbe utile a tutti, ma soprattutto ai giovani ,leggere il testo di Mark Bloch. :
” Apologia della storia”: una pietra miliare della saggistica del ventesimo secolo (e non soltanto) resa ancora piu’ significativa dal destino del suo autore.
L’ influenza spirituale e temporale dell’ abbazia di Sant’ Eutizio nell’ alto medioevo si estendeva alle Marche ,da Loreto alla piana di Montorso , al territorio fermano, alla zona di Ascoli, all’ Abruzzo,nel teramano ed
oltre .Nell’ entroterra il suo riferimento era San Pietro in Valle , caposaldo del monachesimo occidentale ,non lontano da Terni.
L’ erboristeria dell’ Abbazia e’ costituita da grande un camino in pietra. Sull’ architrave spicca lo stemma di quella che fu per secoli la comunita’ piu’ importante della Valle Castoriana . Su un lato del locale , i fornelli e lo
“sciacquaio” .E’ li che gli ingredienti venivano trattati con abilita’ ed esperienza ,subivano un processo di distillazione ,macerazione, essiccazione ,cottura per assumere infine l’ assetto di principi medicamentosi. Antichi utensili propri dell’ uso domestico convivono con quelli destinati all’ opera dei monaci esperti nella manipolazione delle erbe.
Dall’ analisi critica del monachesimo occidentale emerge un dato
singolare : esso non tenne conto delle malattie e dei malati sino al VI secolo d.C. Nella regola di Aureliano che risale al 546 d.C.si fa’ menzione dei malati e della possibilita’ di dar loro la carne Confrontate l’ alimentazione eccessiva e sregolata dei nostri tempi con le restrizioni dietetiche che la poverta’ dell’ economia locale imponeva agli abitanti delle valli umbre nei secoli passati .Vi renderete conto che la carne rappresentava un lusso sconosciuto o interdetto alla maggioranza della popolazione . La regola Tarnatense della fine del secolo VI parla di malati e mallatie nel 21° capitolo. S. Benedetto , al capitolo 36 della regola stabilisce che ” bisogna prendersi cura dei malati prima di tutto , e al di sopra di tutto.” Sottolineo volutamente le parole :“prima di tutto e al di sopra di tutto “: i malati divengono il centro della comunita’ e il fine privilegiato della paternita’ dell’ Abate . La debolezza li diminuisce ,li impoverisce delle risorse fisiche e psicologiche , li rende dipendenti dagli altri ,li mortifica nell’ integrita’ fisica e nell’ autosufficienza ,ma non e’ un peso superfluo ne’ un intralcio per i sani ed i forti. All’ etica e alla spiritualita’ oltre che alla formazione di San Benedetto dobbiamo la rifondazione della civilta’ occidentale :ai suoi infaticabili amanuensi e al silenzio operoso degli “scriptoria “ dobbiamo la conservazione dell’ eredita’ del mondo antico .Nella prospettiva morale di Benedetto il monaco non deve mai disgiungere la ricerca di Dio dall’ attenzione“sollecita e operosa” nei confronti delle necessita’ degli uomini. Le radici dell’ impegno assistenziale e lo studio dell’ arte medica che i monaci avrebbero sviluppato nei secoli seguenti si trovano in questa “weltanschaung “che congiunge il soprannaturale all’ uomo.
San Benedetto stabili’ che ogni monastero si dotasse di un “infirmarius “, un monaco che, dice espressamente , “pieno di timore di Dio , attento e premuroso “ nella sua responsabilita’ dell’ infermeria ,si prendesse cura dei malati ,dei depressi , dei pazienti sottoposti a salassi”. L’ “infirmarius” dispensava sciroppi ,elettuari e altri rimedi forniti dalla scienza dell’
epoca e dall“orto dei semplici” ,vale a dire dal giardino di piante officinali che coltivava egli stesso. Tra le sue mansioni rientrava il compito di mantenere acceso il fuoco nell’ infermeria e la sua illuminazione di
notte .Doveva esplicare queste mansioni “sopportando con pazienza senza limiti” le esigenze dei fratelli che assisteva . L’ alto profilo etico e “deontologico”contenuto in queste parole ci ricorda Albert Schweitzer e non la medicina “difensiva “ mutuata dai paesi anglosassoni ,in cui la principale preoccupazione dei sanitari consiste nell’evitare le denunce per “malpractice” . Lo sottolineo con amarezza ,anche se non dimentico gli esempi innumerevoli di dedizione e competenza di medici , infermieri e volontari ai quali dobbiamo la sopravvivenza e l’ efficienza del nostro sistema sanitario .Credo fermamente che la mia professione deva essere praticata solo con spirito di servizio ,secondo principi che superano le norme contrattuali e le disposizioni scritte a tavolino da chi non ha mai soccorso un malato o salvato una vita. Il giuramento di Ippocrate riportato sulla pergamena che mi consegnarono con il diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia mi ricorda ogni giorno che i codici e le pandette vengono dopo le leggi della morale .I latini scrissero ,e non e’ un caso , il monito che dovremo fare nostro in tutte le nostre azioni: “ non omne quod licet honestum est “.
Per chi ne studia la storia e frequenta i luoghi nei quali si sviluppo’ per irradiare la sua cultura e le sue tecniche , e’ spontaneo pensare che la storia della scuola medico-chirurgica di Preci si sia ispirata nel suo lungo percorso al motto :
“ divinum est opus sedare dolorem”.
Da attivita’ circoscritta ai soli monaci il ruolo dell’ infirmarius avrebbe superato i confini del cenobio . Al monastero giungevano ospiti e pellegrini accolti dall’ “hospitalarius“, non dissimile dall’ attuale addetto alla foresteria . Molti erano solo viandanti in cerca di cibo , riposo e di un rimedio a piaghe,ferite ,malattie . Nel periodo dei grandi pellegrinaggi medievali l’ attivita’ dei monasteri si sarebbe saldata con la loro vocazione ospedaliera : lo testimonia l’ etimologia delle parole ospizio ed ospedale che provengono dal vocabolo ” hospes “,ospite.
A Castel Sant’Angelo sul Nera , sul portale del vecchio ospedale e su quello della contigua Chiesa di Santo Spirito ,come sull’ architrave di Santa Lucia in Rapegna ,a fondo valle ,non lontano in linea d’ aria da Piedivalle di Preci e da Norcia , c’e’ una croce Templare che ricorda il
ruolo fondamentale e l’ importanza dell’ Ordine Templare nell’ ospitalita’ e assistenza offerta a pellegrini e viandanti .Come scrissi in una tavola precedente , non mancano altre testimonianze della presenza dei Templari nell’ Alto Nera , come il “ domo “ di Nocelleto , frazione del Castello .La parola Domo discende da quella latina “domus” , che significa casa (dei Templari ). Potrei elencare numerosi elementi architettonici conservati in questi luoghi discreti e silenziosi :testimonianze di un mondo ricco di fermenti culturali e attivita’ che rendono straordinariamente interessanti e stimolanti le vallate e borghi un tempo popolosi e animati. Torniamo all’ argomento della tavola.
.Nelle abbazie del medioevo sorsero i primi xenodochi , le loro spezierie : pochi mortai e alambicchi destinati a trasformarsi col passare del tempo in officine farmaceutiche . I “ semplici” , le piante medicinali ,costituivano la base dell’ arte medica . Ciascun monastero possedeva un “giardino dei semplici “ .Pazzini , nel testo di storia della medicina ,scrive che vi si coltivavano le erbe per lenire i dolori .Le definisce “farmaci naturali che Dio ha dato agli uomini,per comporre unguenti , pozioni ,decotti ed impiastri”.
Il “giardino dei semplici” era annesso all’ orto e contiguo agli “armaria pigmentariorum” ,abbozzo delle future farmacie monastiche . Pensate alla splendida farmacia annessa al duomo di Parma ,a quelle dei monasteri Trappisti , Cistercensi e degli altri ordini italiani , francesi, austro- tedeschi ( Ehilighenkreutz ,per esempio ) e via dicendo.
Questi laboratori per nulla rudimentali ,accanto all’ attivita’ pratica sviluppavano un’ intensa attivita’ di ricerca .
Nella seconda meta’ del VI secolo Cassiodoro possedeva testi di medicina che sarebbero stati decisivi per il futuro sviluppo della scienza e li elenca nelle
“ Institutiones “.Il testo contiene la versione latina del Dioscoride .Alle sue regole i monaci di Vallombrosa si sarebbero attenuti ancora nel 1500. Dopo il declino dovuto all ’ invasione longobarda la scuola di Preci rifiori’ . Il periodo carolingio avrebbe favorito lo sviluppo della scienza medica e impresso nuovi impulsi alla ricerca . Solo un osservatore superficiale valuta con sussiego i “secoli bui” dell’ alto medioevo : furono secoli difficili ,lontani dallo splendore dell’ impero di Roma e dalla raffinatezza della cultura greca , ma rappresentarono il milieau nel quale fermentarono le
radici dell’umanesimo ,del rinascimento e il futuro progresso delle arti e delle scienze .
Nel IX secolo i monaci di Cassino copiavano e leggevano i trattati di Galeno e di Ippocrate .Lo studio della medicina occupava un posto d’ onore accanto alle altre “artes et disciplinae “.Montecassino sarebbe divenuto il centro piu’ importante di irradiazione della cultura e della scienza per molto tempo e avrebbe esercitato un’ influenza determinante sulla Scuola salernitana .Costantino l’ Africano lego’ il suo nome alla diffusione in Occidente della cultura medica araba ,si reco’ a Motecassino e vi soggiorno’ sino alla morte ,nel 1087.
Il mille segno’ un periodo di declino progressivo dell’ attivita’ medica nei monasteri,il primato passo’ alle universita’ ,le scuole monastiche si laicizzarono.
L’ apporto che i piccoli monasteri avevano dato alla cultura medica nell’ alto Medio Evo diminui’ e scomparve. La chiesa di Roma vieto’ ai chierici l’ esercizio dell’ arte medica. Ciononostante nel XV secolo la Scuola Preciana sarebbe risorta come l’ araba fenice dalle ceneri ,dopo una lunga eclissi .
Le piante medicinali furono individuate per caso , all’ inizio dell’ avventura che ha consentito all’ uomo di scoprire le proprieta’ terapeutiche di molti principi attivi contenuti nella vegetazione .
I papiri di Ebers e di Smith ( 1600 a.C.) descrivono 160 “droghe “ e piante medicamentose tra cui oppio ,giusquiamo e ricino. Gli egizi conoscevano 700 medicamenti di origine animale e vegetale . Nei testi cuneiformi del periodo di Assurbanipal si menzionano diverse piante medicinali. L’ Antico Testamento ci tramanda l’ uso ,diffuso tra gli Israeliti ,dell’ issopo e del cedro . Teofrasto,discepolo di Aristotele al quale dobbiamo uno dei testi piu’ belli e moderni dell’ antichita’ ( “Della pieta’ ” ) scrisse il primo trattato di botanica sistematica nella Grecia del IV secolo a.C..Suo e’ il “ De historia plantarum”.Celebre tra i contemporanei e nei secoli successivi fu Ippocrate di Coo, esponente della cultura greca che influenzo’ in modo determinante l’ arte medica e la farmacopea del mondo romano e medioevale con aforismi ,ricette ,metodi di dosaggio , diete .A lui si deve la classificazione di 300 piante medicinali. In epoca romana comparvero le prime opere sistematiche di farmacologia e terapia .I farmaci erano riportati dopo la descrizione delle malattie,seguendo criteri sistematici e riferimenti all’ uso ,agli effetti utili o dannosi ,al dosaggio , alla modalita’
di somministrazione .
Nel I secolo d.C a Roma era diffusa la consuetudine di coltivare orti con piante medicinali. Ricordiamo il” De medicina” di Celso ( 18 d.C.), il trattato in cinque volumi di Dioscoride Anazarbeo ,” De materia medica” , che espone le conoscenze mediche dell’ epoca ,incluse quelle riguardanti le piante medicinali. Si trattava di un’ enciclopedia , esente dall’ influenza delle superstizioni diffuse nella popolazione dell’epoca in cui fu scritta .Esercito’ un’ importante influenza su tutto medioevo, sino la XVI secolo. Impossibile trascurare Plinio il Vecchio ( 23-79).La sua “Naturalis Historia “in 37 libri e’ un monumento alla scienza . Claudio Galeno ( 129- 201 d.C.)fu il medico piu’ famoso ed illustre dell’ antichita’ dopo Ipporate . Catalogo’ i medicamenti in funzione del calore
( o “umore “) .Stabili’ gradi crescenti e la scelta del medicamento secondo questo parametro per ogni malattia ( Methodus medendi). Il bizantino Oribasio ( 325-403 d.C.) tratto’ la falsificazione delle droghe . Ai tempi di Galeno era in voga la teoria ippocratica dei quattro temperamenti o umori:sanguigno , flemmatico ,melanconico , collerico ,le cui cattive funzioni andavano contrastate con antidoti .
I discepoli di Galeno si specializzarono nel distinguere i medicamenti magistrali ,cioe’ prescritti dal medico ,come infusi e decotti ,da quelli officinali stabiliti dalle farmacopee ufficiali ,vale a dire acque distillate , tinture , sciroppi e polveri vegetali. Dobbiamo agli Arabi la diffusione in Europa di queste ricette . Dei quattrocento libri scritti da Galeno ce ne sono pervenuti centootto. Con le invasioni barbariche le conoscenze mediche , conservate nei monasteri ,vennero sviluppate dal mondo arabo. Ii questo periodo un testo di Isacco Giudeo ( 850 -900 d.C.) descrive gli aspetti pratici e applicativi dei medicamenti e dei veleni conosciuti . Piu’ noto e’ il “Canone” di Avicenna ( 980-1037 d.C.).Dallo spirito di solidarieta’ di gruppi laici e religiosi nacque una rete assistenziale (case per pellegrini, ospedali ,ospizi) che riuni’ le competenze di vari esperti . L’ Italia meridionale fu interessata per prima dal movimento di recupero dei testi antichi.
La Scuola Salernitana tra il VII secolo e il IX secolo fu il tramite piu’ vivo di questo movimento . Con il “ Regimen sanitatis “divenne il centro di fusione delle culture greco-romana ed araba .A questa scuola si attribuisce la scoperta di diverse erbe medicinali e la ricerca di farmaci fondati sulle proprieta’ curative delle erbe . Esponenti di spicco furono
Gariopontus (“Passionarius”),l’arcivescovo Alfano I ( “De Quatuor humoribus ex quibus constat humanum corpus”), Niccolo’ Salernitano
( “Antidotarium”). Dobbiamo alla cultura araba del tempo la nascita dell’ alchimia ,antenata della chimica ,ovvero preparazioni farmaceutiche
( tinture ,distillati ) sia per alambicco che per discensorium .-Bacone defini’ Gabir “magister magistrorum“ .Gli arabi elaborarono il primo esempio di farmacopea , insieme di ricette con proporzioni e composizioni visionate ed avvalorate da autorita’ superiori ( Grabadin , scuola di Gondiscipaur ,meta’ dell’ XI secolo ).Gli arabi furono precisi e scrupolosi nell’ indicare le piante con sinonimi e termini di riferimento . I primi testi farmaceutici dei secoli XI-XII condensano l’ esperienza greco romana e araba (“Antidotarium “di Mesue il Giovane ; “Compendium aromatariorum “di Saladino d’ Ascoli ).Nel medioevo ,soprattutto durante il periodo che vide il pieno splendore delle Repubbliche marinare , fiori’ il mercato delle spezie e delle droghe :Venezia divenne il punto di smistamento delle piante officinali in occidente. Nel XIII secolo nacquero le prime coltivazioni di piante medicinali( “Viridarium “di Matteo Selvatico e le coltivazioni del medico veneziano Gualtieri ).Il nuovo mondo fece conoscere nuove piante medicinali e commestibili ,imponendo una revisione critica di tutte le conoscenze acquisite sino ad allora . Ermolalo Barbo cerco’ di uniformare la grande varieta’ di vocaboli usati e si sforzo’ di creare paralleli fra gli antichi testi ,per consentire una visione d’ insieme piu’ comprensibile ( “Castigationes Plinianae”) .Nel 1500 nacquero i primi erbari secchi ,che favorirono una piu’ esatta identificazione delle piante (tra gli studiosi piu’ famosi ,Luca Ghini ,Ulisse Aldrovandi,Ancrea Cesalpino,Giovanni Girault ).La prima cattedra universitaria di “Lectura simplicium” ,che oggi definiremmo botanica sperimentale fu istituita a Padova nel 1533, seguita dallo Studium di Bologna .Il primo orto botanico nacque a Padova nel 1545 :seguirono quelli di Pisa nel 1547 ,di Firenze nel 1550, di Roma . Dobbiamo a Leonard Fuchs (1501-1566) il primo tentativo di stilare una nomenclatura botanica. Gaspar Bauhin (1560) viene considerato un precursore di Linneo. Pietro A. Mattioli (1500-1577) scrisse nel 1544 i “Commentari al Dioscoride” ,repertorio della scienza medica e botanica del tempo . Andrea Cesalpino (1519-1603) nel libro “De Plantis” afferma , polemizzando con l’ aristotelismo ,che le piante non sono assimilabili agli animali;secondo l’ autore infatti non producono calore e si evolvono secondo processi di crescita inspiegabili .
Si deve a Paracelso (1493-1541) l’ inizio del periodo degli studi chimici destinato a precorrere la sintesi dei prodotti .La scienza si concentro’sul principio attivo della pianta .La “droga” divenne un insieme di sostanze selezionabili, estraibili ,utilizzabili insieme o separatamente . Lo “speziale”divenne un vero farmacista .I seguaci di Paracelso abolirono totalmente l’ uso delle piante ponendo i presupposti per la iatrochimica
( studio dei medicamenti).Nella distillazione si comincio’ ad usare come solventi l’alcool e l’ acido acetico. Lo svedese Scheele isolo’ principi attivi come l’acido ossalico , il citrico ,il gallico ed il malico . Magnol ( 1638- 1715) introdusse nei criteri di classificazione della botanica l’ idea della famiglia :ricordo che il regno vegetale e’ diviso in 76 famiglie .Linneo , (1707-1778),partendo dalla scoperta degli organi sessuali delle piante nei fiori ,che si deve a Camerario ( 1665-1721 ) ,tenne conto del numero di stami per la distribuzione in classi ed ordini e divise tutto in generi e specie .Adotto’ una speciale nomenclatura a due nomi che permise di identificare ogni specie vivente .
Non proseguo con i richiami all’ articolo cui devo la stesura della tavola a da cui ho attinto gran parte del mio lavoro.
Mi avvio alla conclusione con riflessioni personali che spero condividiate . Da un luogo sconosciuto alla maggioranza degli italiani, nascosto in una piccola valle ai confini sud orientali dell’Umbria nacque ,si sviluppo’ ed esercito’ la sua influenza una scuola medico chirurgica che definirei una delle espressioni piu’ elevate della ricchezza culturale di tempi a torto considerati oscurantisti .
Viviamo un periodo difficile nel quale lo scontro di civilta’ lontane e diverse puo’ nuocere alla sopravvivenza dell’ umanita’.
Piedivalle di Preci fece suo ed irradio’ un messaggio di valore
incalcolabile , che deve indurci a riflettere : e’ ancora possibile integrare la parte migliore della cultura antica di cui siamo eredi, quella greca,etrusca , romana e giudaico cristiana con l’ apporto di civilta’ lontane , differenti dalla nostra .Questo processo di arricchimento ,di reciproca integrazione e di evoluzione potra’ svolgersi solo a patto di mantenere forte ,solida e consapevole un’ identita’ che affonda le sue radici nel mondo occidentale .Il monachesimo fu una delle espressioni piu’ intense ,complesse e ricche di questa identita’ . Non e’ un caso che Benedetto da Norcia sia il patrono dell’ Europa .
Se lo vorrete ,scopriremo in un’ ulteriore tavola il mondo affascinante
dell’ erbario e la correlazione dell’ armonia della natura con le esigenze dell’ uomo :armonia realizzata nel silenzio operoso dei monasteri piu’ di mille anni fa’ .E un passaggio ulteriore sara’ la nostra escursione nel giardino e nel chiostro interpretati come “hortus conclusus” e luoghi dello spirito. Le analogie con il Tempio nel quale operiamo sono suggestive e ci offriranno spunti di riflessione e di confronto interessanti.
R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. e lo spirito che la anima.