Massoneria e religione

MASSONERIA E CHIESA CATTOLICA

Il tema della tavola che vado a tracciare sicuramente non è un tema originale, ma è un tema che mi sta particolarmente a cuore perché secondo me va visto all’interno della generale disinformazione di cui da sempre è vittima la massoneria da parte dell’opinione pubblica e della Chiesa cattolica in particolare.
Nonostante le “aperture”degli ultimi anni, del G.M. Raffi nei confronti della Chiesa Cattolica, non si è ancora sopita la conflittualità del rapporto tra la nostra Istituzione e la chiesa di Roma.
Forse, proprio noi massoni, molti dei quali cattolici e praticanti, non abbiamo chiaro il perché di questa annosa ed irrisolta ostilità.
Voglio ricordare che recentemente in uno scritto di Monsignor Luigi Bettazzi si fa riferimento alla scomunica automatica per i massoni, osservando come non siano invece minimamente sanzionate dalla Chiesa né l’anticristiana appartenenza a mafia e camorra né a clan in cui si sopprimono i nemici.
Per questo motivo volevo provare a sintetizzare le tappe che hanno segnato la storia di questa “battaglia” senza fine, che la Chiesa conduce contro la Massoneria da ben prima che i Liberi Muratori, Garibaldi in testa, contribuissero all’unità d’Italia e al disfacimento temporale dello stato Pontificio.

Prima di partire per questo excursus storico volevo fare una premessa: al giorno d’oggi, negli ambienti esoterici, la concezione standard dei rapporti intercorrenti tra exoterismo e esoterismo è quella tracciata da Réné Guénon, che – a differenza di altre opinioni guenoniane – è condivisa più o meno da tutti. Volendo trattarla in breve, per exoterismo si intendono tutte le forme di conoscenza divulgate apertamente; l’esoterismo è invece un complesso di insegnamenti più profondi, non alla portata di tutti, che per varie ragioni vengono tramandati in segreto.

Le religioni, ovviamente, fanno parte del mondo dell’exoterismo, e ad ogni religione “del libro” (Cristianesimo, Islam, Ebraismo) corrisponderebbe una forma esoterica “tradizionale”, alla quale possono rivolgersi quei fedeli che aspirano a conoscenze più profonde; ne deriva la concezione della superiorità dell’autorità esoterica nei confronti di quella religiosa, che è poi la ragione principale per cui il punto di vista guenoniano non ha la minima possibilità di essere accettato dalla Chiesa cattolica (e neppure – checché ne dicano i guenoniani – da nessun’altra religione).
Gli esoteristi guenoniani individuano le cause del mancato riconoscimento del loro punto di vista con la presunta decadenza spirituale del mondo moderno, per cui il legame tra exoterismo e esoterismo in ambito cristiano si sarebbe spezzato da così tanto tempo da perderne la memoria; la Chiesa invece – per quanto non si sia mai pronunciata esplicitamente a riguardo – non solo non riconosce come valida nessuna forma esoterica, ma non accetta la distinzione stessa tra exoterismo ed esoterismo, negando decisamente che una contrapposizione del genere sia mai esistita. Bisogna anche precisare che la prospettiva di Guénon non rappresenta la posizione ufficiale della Massoneria, la quale non ha mai manifestato un atteggiamento univoco riguardo a
come debbano essere considerate le altre forme di esoterismo; ma, poiché il punto di vista guenoniano offre il vantaggio di poterle sistematizzare in un quadro coerente, nell’ultimo dopoguerra ha avuto molto successo anche tra i Massoni, rimpiazzando di fatto tutte le precedenti concezioni che consideravano la Massoneria alla stregua di un fenomeno isolato.

Del resto, anche se – per assurdo – tale punto di vista venisse apertamente sconfessato dall’istituzione massonica, non sarebbe comunque possibile scostarsene di molto: nel mondo globalizzato, il confronto teorico tra le diverse correnti esoteriche è ormai la regola, e perché un tale lavoro possa essere portato avanti con successo sarebbe impossibile applicare criteri molto diversi da quelli che Guénon ha enunciato; quindi la regola della superiorità dell’esoterismo nei confronti dell’exoterismo religioso è ormai universalmente accettata anche dagli esoteristi non guenoniani.

L’attuale concezione che i Massoni hanno della Massoneria è quindi molto diversa da quelle che hanno imperato nella maggior parte del secolo scorso e nell’Ottocento. E’ invece abbastanza simile a quella che era in vigore nella Massoneria settecentesca; perché a quei tempi – almeno fino alla Rivoluzione Francese – la sua componente rituale/esoterica e quella sociale si presentavano al mondo esterno come un’unità inscindibile, e grandi personalità come Martinez de Pasqually e Cagliostro conducevano il dibattito su come avrebbe dovuto delinearsi un “esoterismo cristiano”, presentando apertamente i sistemi esoterici da loro creati alla stregua di perfezionamenti della spiritualità religiosa. Si era insomma piuttosto vicini ai temi che Guénon avrebbe riproposto – sebbene in un’altra salsa – ai giorni nostri; forse con la differenza che anche i Massoni di indole meno spirituale e più pragmatica erano allora interessati a tali discorsi, perché attraverso di essi intravvedevano il grande sogno – politicamente utilizzabile – di forgiare una spiritualità alternativa a quella proposta dalla Chiesa.
Di tutto ciò era senza dubbio consapevole Papa Clemente XII quando il 28 aprile 1738, con la lettera apostolica In eminenti, scomunicò la Massoneria (a solo poco più di vent’anni dalla sua nascita: la Chiesa si era mossa alla svelta!), mettendo in guardia i credenti contro l’organizzazione libero-muratoria.
Da allora i documenti cattolici contro la Massoneria sono stati più di tremila, di cui ben 586 gli interventi magistrali dei Papi.
Evidentemente, la istantanea espansione della Massoneria, sorta ufficialmente nel 1717, aveva messo in allarme la chiesa cattolica sin da subito, tanto da interessarsene a distanza di soli pochi anni dalla nascita.

Con l’Ottocento, e i “venti della rivoluzione borghese”, i massoni dei paesi latini persero gli aspetti più propriamente esoterici della loro arte: con centinaia di patrioti giustiziati dal Papa e dai governi appoggiati dalla Chiesa, per attirare i giovani su posizioni antireligiose non c’era più bisogno di far leva su discorsi intellettuali; si profilava una forma di massoneria più anticlericale e mangiapreti, che avrebbe recitato un ruolo fondamentale nella seconda metà del’800 nelle vicende politiche e sociali, mentre la consapevolezza della sua natura di organizzazione iniziatica – includente la definizione del corretto rapporto tra exoterismo ed esoterismo – rimase per lungo tempo confinata al ristretto ambiente degli esoteristi più irriducibili.
Prese forma in questo modo il mito della Massoneria associazione liberale, che pur descrivendo correttamente una parte della verità, indubbiamente non la diceva tutta – certamente molto di meno di quanto ne aveva saputo Clemente XII.
A quella Massoneria, intesa soltanto nella veste di associazione rivoluzionaria, sono quindi rivolte tutte le condanne formulate da Pontefici nel corso dell’Ottocento: Pio VII (Ecclesiam a Jesu Christo, 1821), Leone XII (Quo graviora, 1825), Pio IX (Qui pluribus, 1846; Quibus quantisque, Nostis et nobiscum, 1849; Quanta cura, 1864; Multiplices inter, 1865; Apostolicae sedis, 1869; Quamquam, 1873; Exortae, 1876) e Leone XIII , che con la Bolla“Humanum Genus” nel 1884 descrive le ricadute filosofiche e morali della Massoneria, caratterizzata dall’indifferenza religiosa, sulla società cristiana. Con la Bolla di Leone XIII,la Massoneria viene condannata con la scomunica perché fa da veicolo al relativismo, volto a distruggere l’ordine religioso e sociale delle istituzioni cristiane.

Poi, ancora, sembra esserci una recrudescenza dei contrasti tra le due Istituzioni nel periodo che va dal pontificato di Pio X (1903) al Concilio Vaticano II nel 1962.
Infatti, durante questo periodo, la condanna della Massoneria e la scomunica per i suoi aderenti vengono codificati dal Codice di Diritto Canonico ( canone 2335 ) promulgato da Papa Benedetto XV nel 1917 e dalle Costituzioni Sinodali del primo Sinodo Romano ( articolo 247 ), indetto da Papa Giovanni XXIII nel 1960.
Nel 1925, la travagliata parabola della Massoneria italiana postunitaria trovava la sua amara conclusione nell’autoscioglimento del Grande Oriente.
Il GOI sarebbe stato rifondato nell’ultimo dopoguerra, ma con una differenza: alle sue componenti originarie – quella maggioritaria liberale/risorgimentale e la sparuta minoranza degli “esoterici” – se ne era aggiunta una terza il cui apporto fu per lunghi anni inavvertibile ma crebbe costantemente, ovvero l’influenza delle Massonerie anglosassoni, col loro approccio teista.
Deista e teista sono due aggettivi che sembrano scomparsi dal mondo, ma che in Massoneria danno luogo ancora oggi a dibattiti accesi. Il deismo illuminista, che ha plasmato le Massonerie latine, ritiene che l’uso corretto della ragione consenta all’uomo di elaborare una religione naturale o razionale, capace di prescindere completamente da ogni rivelazione positiva; per teismo si intende invece la posizione filosofica che prevede l’esistenza di uno o più dei e di realtà trascendenti l’uomo. Per i Massoni dei Paesi anglosassoni, la posizione dei Fratelli latini è troppo vicina all’a-teismo; questi ultimi invece considerano il Grande Architetto degli Inglesi un po’ troppo somigliante all’ingombrante Dio della Chiesa.
Per capire come si sia giunti a questa contrapposizione occorre partire da lontano, a come certe forme esoteriche medievali avessero adottato modi espressivi parareligiosi per proteggersi dalle persecuzioni ; poi venne la Riforma e, almeno nei Paesi del nord Europa, la situazione da questo punto di vista cambiò. Infatti i riti dei Liberi Muratori costituivano un caso esemplare – anzi un vero e proprio modello di riferimento – per chi sosteneva il diritto del cristiano a interpretare le Sacre Scritture secondo coscienza.
Di conseguenza, l’interpretazione del simbolismo muratorio in chiave cristiana si trasformò in quei Paesi in uno strumento di potere, che tuttora consente alla Massoneria di interagire apertamente con l’autorità civile e religiosa; il caso senza dubbio più emblematico sembra essere quello rappresentato dal Rito Svedese.
Una conseguenza inevitabile dell’intercorso tra Massoneria e potere politico fu il progressivo svilupparsi di una visione fissa e abbastanza ristretta dei rapporti tra livello esoterico e livello sociale, regolata da un approccio che per la verità di esoterico non ha molto, ma è preso a prestito pari pari dall’etica protestante (autori “latini” come Guénon ne sono rimasti tanto negativamente colpiti da supporre che lo stesso valore iniziatico dei rituali possa risultarne falsato).
Da questo nacque la tendenza della Massoneria britannica, conservatasi fino ai nostri giorni, di subordinare qualsiasi forma di ritualità massonica al dogma della credenza in un Ente Supremo, nonché allo sviluppo di forme rituali incentrate sulla Bibbia che attribuiscono al Cristianesimo un ruolo privilegiato tra le religioni; anche le potentissime famiglie massoniche degli Stati Uniti – tanto influenti nell’Italia del dopoguerra – si trovano da sempre allineate su queste posizioni.
Dopo l’ultima guerra, negli ambienti moderati italiani era diffusa la convinzione che tutte le forze considerabili in qualche modo antimaterialiste avrebbero fatto bene a superare le reciproche divergenze e unire le forze contro il “pericolo rosso” ; così la pensavano molti Massoni e anche uomini di Chiesa. Se la scomunica dei Massoni era stata causata dalle loro idee liberali, ebbene: coi liberali la Chiesa aveva fatto pace ormai da tempo. Che senso aveva una scomunica per un motivo del genere contro un’associazione di orientamento teista?

L’evento destinato a galvanizzare i fautori della conciliazione fu il Concilio Vaticano II. Lo avevano promosso e diretto due grandi Pontefici entrambi i quali, per ragioni diverse, erano simpatici ai Massoni: Giovanni XXIII per l’umiltà e la sincera volontà di dialogo, Paolo VI per la vivacità di intelletto e l’apertura mentale.
In piccolo, si verificò lo stesso effetto che aveva segnato l’avvento al soglio di Pio IX, che venne salutato dalle manifestazioni di giubilo dei rivoluzionari (prima che questi si accorgessero di aver ben poche ragioni per stare allegri). Di Giovanni XXIII si disse addirittura che quando era Nunzio Apostolico in Turchia si fosse fatto iniziare al Martinismo; quanto a Paolo VI, da Arcivescovo di Milano era stato ospite a un banchetto di Massoni, e si era trattenuto a brindare in loro compagnia.
Dai vertici del GOI cominciarono a partire a raffica frequenti citazioni dai capisaldi della Massoneria teista, come il famoso e arciabusato passaggio delle Costituzioni di Anderson: ogni Massone (…) se comprende bene l’arte, non sarà mai uno stupido ateo né un irreligioso libertino…
E trovarono anche di meglio. Per esempio, fu ristampata una lettera inviata nel 1950 dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra alla Gran Loggia d’Uruguay, in cui si poteva leggere:
La Massoneria è una società intima di uomini scelti, la cui dottrina si basa sull’amore di Dio, sotto l’appellativo di Grande Architetto dell’Universo, e sull’amore verso tutti gli uomini. Sua norma sono la religione naturale e la morale universale. Riconosce per causa la verità, la luce, la libertà; per principio l’uguaglianza, la fraternità, la carità; per armi la virtù, la socievolezza, il progresso; per oggetto il perfezionamento e la felicità del genere umano, che cerca di riunire sotto una sola bandiera…
Questi segnali non potevano lasciare la Chiesa del tutto insensibile, anche perché tra le numerose e rivoluzionarie parole d’ordine lanciate dal Concilio un posto di prima fila spettava al dialogo con i Protestanti; così, in virtù delle loro radici anglosassoni (per quanto solo assai di recente recuperate), anche i Massoni del GOI vennero frettolosamente inclusi ad honorem nella distinta dei fratelli separati con cui dialogare. Valenti prelati con la passione della Massoneria fecero di più, giungendo al punto di partecipare a vari incontri pubblici con eminenti Massoni: tra i più attivi, è d’obbligo ricordare il Padre paolino Rosario Esposito e i Gesuiti José A. Ferrer Benimeli e Giovanni Caprile.
Per una breve stagione, questi eventi al limite del prodigioso valsero a rafforzare nei Massoni l’ingenua speranza che il ritiro della scomunica fosse ormai imminente. Ma ahimè, il solo risultato partorito da quest’orgia di fratellanza fu una lettera della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ai presidenti di alcune Conferenze Episcopali (settembre 1974), in cui per la prima volta la Santa Sede ammetteva l’esistenza di tipi di Massoneria non contrari alla Chiesa:
Eminenza Reverendissima, molti vescovi hanno interpellato questa Sacra Congregazione circa la portata e l’interpretazione del can.2335 del Codice di diritto canonico (…). …la diversità di situazione (della Massoneria) in ogni nazione non consente alla Santa Sede di cambiare la legislazione finora vigente, la quale perciò rimane in vigore (…). Nel prendere però in considerazione i casi particolari, bisogna tenere presente che la legge penale vada interpretata in senso restrittivo. Per tale motivo si può sicuramente insegnare e applicare l’opinione di quegli autori i quali ritengono che il suddetto can.2335 tocchi soltanto quei cattolici iscritti ad associazioni che veramente cospirano contro la Chiesa.
Come commentò un po’ deluso Padre Caprile, è probabile che qualche interpretazione superficiale farà parlare di “abolizione della scomunica”. Tale dicitura, se comparirà in qualche scritto, sarà per molti versi inesatta. Anzitutto poiché l’oggetto principale del documento è solo quello di fornire un criterio di interpretazione del canone relativo; in secondo luogo, perché è detto esplicitamente che con esso (…) la Santa Sede non intende abrogare la legge generale, che perciò rimane in vigore; in terzo luogo perché una cosa è abolire una scomunica, altra è dichiarare i casi in cui non si incorre nella scomunica non abolita.

Ma i nodi vengono al pettine. Da parte massonica, la resurrezione della Massoneria di indirizzo esoterico rappresentò negli anni ottanta qualcosa di talmente nuovo e imprevisto che nessuno riuscì a vederlo finché non lo ebbe a un palmo dal naso; ma alla fine anche i più accaniti ex-atei filobritannici dovettero prendere atto che non era una cosa da prendere alla leggera, per non essere consegnati alla storia della Massoneria come gli scriteriati che avevano fatto pace con la Chiesa senza pretendere che questa riconoscesse la superiorità del Gran Maestro sul Papa.
O meglio, forse questo problema in un modo o nell’altro si sarebbe potuto superare, chissà; ma dalla parte della Chiesa, il pontificato di Giovanni Paolo II aveva segnato una svolta ancora più decisa. Fatto è che il 26 novembre 1983, la Sacra Congregazione sulla Dottrina della Fede pubblicò una Dichiarazione sulla Massoneria ad opera del suo Prefetto, l’allora pressoché sconosciuto Cardinale Joseph Ratzinger.
“È stato chiesto se sia mutato il giudizio del Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore.
Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza è dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie.
Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.
Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (Cf. AAS 73, 1981, p. 240-241).”
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
In più, il 23 Febbraio 1985 appare un articolo sull’ “Osservatore Romano” intitolato “inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria”, dove si sottolinea che, anche nel caso in cui non vi siano espliciti comportamenti ostili alla fede cattolica, il metodo massonico è comunque incompatibile con la stessa, in quanto si fonda su una concezione simbolica relativistica del tutto inaccettabile per un cristiano.
E per finire, il Prof. Bucci, il massonologo oggi più ascoltato dai vertici della Santa Sede, ribadisce che il contrasto tra la Chiesa e la Massoneria è insanabile e tocca i fondamenti della dottrina.
Se qualche segnale di distensione, però, qua e la c’è stato, lo si deve più alle Curie vescovili che alla Santa Sede; massima apertura invece, da parte di Villa del Vascello e mi piace concludere il tracciamento di questa tavola prima con una ben auspicante frase del G.M. Raffi risalente ad alcuni anni fa : “se la Chiesa ritiene di dover perseverare in questa posizione, cercheremo di farle cambiare idea”, e poi con una considerazione: la condizione minima per una pacifica convivenza sarebbe il riconoscimento almeno di una pari dignità quale primo presupposto per un reciproco rispetto; ma ad oggi è innegabile che solo la Massoneria, in virtù dello spirito di uno dei suoi principi base, la

Tolleranza, cerca quel colloquio che potrebbe portare a quel risultato. Bibliografia
D. Mansuino (Massoneria e Chiesa Cattolica)
G. Cantoni (La Massoneria nei documenti del magistero della Chiesa) M. Upmann (La chiesa cattolica e la massoneria)

R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. e lo spirito che la anima.

R.:L.: Resurrezione 144 all’Oriente di Civitanova. È lo spirito che la anima.
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